AGI – Secondo il Gruppo di studi sul Congo, almeno 125 gruppi armati sono censiti nelle regioni orientali del Nord Kivu e del Sud Kivu, teatro da oltre 20 anni di quello che è stato definito da più fonti un “lento genocidio”, la metà dei quali è tutt’ora in attivita’. I ribelli hutu ruandesi delle Forze democratiche per la liberazione del Ruanda (Fdlr-Foca) sono indicati da Kinshasa come responsabili dell’agguato nell’Est che ha causato la morte dell’ambasciatore Luca Attanasio, del carabiniere Vittorio Iacovacci e dell’autista Mustapha Milamba. Un coinvolgimento che le Fdlr hanno negato.
Il rimpallo di responsabilità giunge in un clima di forte tensione politica tra lo stesso gruppo e il governo congolese, ma anche tra le Fdlr e l’esercito ruandese. In realtà quella dei ribelli hutu ruandesi nell’Est del Congo è una presenza storica, risale al 1994 e ha direttamente contribuito alla destabilizzazione della vasta e ricca provincia del Nord Kivu, oltre ad essere un motivo di annosa tensione con il potere tutsi del presidente ruandese Paul Kagame e con l’esercito del Paese di origine.
Gli eredi del genocidio
Le Forze democratiche per la liberazione del Ruanda sono nate nel 2000, dopo aver assorbito l’Esercito di liberazione del Ruanda (ALiR), gruppo armato costituito per lo più da ex militari delle Forze armate ruandesi (Far), che difendevano l’ideologia del Hutu Power, sconfitte durante il genocidio del 1994 contro i tutsi e gli hutu moderati, che portò al potere Kagame.
A luglio 1994, dopo l’accesa al potere di Kagame, l’Esercito patriottico del Ruanda ha sostituto le Far, di cui un gran numero di esponenti ha attraversato il confine, scappando in Congo dove si erano rifugiati decine di migliaia di cittadini hutu. Dal 1995 al 1996 le ex-Far si sono riorganizzate per formare l’Esercito di liberazione del Rwanda, il cui obiettivo era quello di riprendere il potere a Kigali, lanciando incursioni in territorio ruandese dalle sue basi congolesi. Per arginare questi ribelli hutu, il presidente Kagame ha fornito armi e fatto addestrare delle milizie tutsi banyamulenge anch’esse presenti nel vicino Congo, nella provincia del Sud Kivu.
In modo concertato con l’Uganda queste milizie si sono amalgamate con militari dell’esercito ruandese e ugandese, formando un movimento ribelle al soldo di Kagame, l’Alleanza delle forze democratiche per la liberazione del Congo (Afdl), diretta da un gruppo di oppositori all’allora presidente congolese, il dittatore Mobutu.
In un gioco complesso di alleanze incrociate, i due movimenti ribelli ruandesi – quello hutu e quello tutsi – hanno seminato terrore nel confinante Congo a partire dal 1997, con l’Afdl impegnato in una guerra di invasione delle province orientali dell’Ex Zaire, scatenando la prima guerra del Congo e portando al potere nel mese di luglio 1997 il suo portavoce Laurent Désiré Kabila, autoproclamatosi presidente e ribattezzando il Paese in Repubblica democratica del Congo.
La seconda guerra africana
I tutsi ruandesi, alleati con il nuovo presidente, si trovarono in una posizione di forza, spingendo 300 mila rifugiati ruandesi a fuggire in altre regioni del Congo e altre migliaia a fare ritorno in Rwanda. Fu allora che l’Esercito di liberazione del Ruanda (hutu) si rese protagonista di un contro-offensiva nell’Est della Rdc, anche nel Parco nazionale del Virunga, e nel Nord del Ruanda, responsabile del massacro di altre migliaia di civili.
Nel 1998 in Rd Congo scoppiò la seconda guerra africana, dopo che il presidente Kabila aveva chiesto ai soldati ruandesi ed ugandesi, suoi alleati, di uscire dal territorio nazionale, ma questi ultimi hanno creato un nuovo movimento ribelle, il Raggruppamento congolese per la Democrazia (Rcd) per far cadere il potere a Kinshasa. Per difendersi Kabila ha stretto un accordo militare con gli hutu ruandesi dell’ALiR, rifornendoli in armi e munizioni, che alla stregua di altri gruppi armati rivali si resero responsabili di gravi crimini contro l’umanità sia nell’Est della Rd Congo che in Rwanda e in Uganda.
Dopo l’assassinio del presidente Kabila, il 18 gennaio 2001, e la successione del figlio Joseph, l’ALiR ha consolidato la sua alleanza con l’organizzazione hutu ruandese basata a Kinshasa, la capitale, le Forze democratiche per la liberazione del Ruanda, che lo ha progressivamente assorbito. Le Fdlr sono l’emanazione del Comitato di coordinamento della resistenza, un gruppo di esiliati ruandesi hutu, dissidenti dell’Esercito di liberazione de Rwanda, che hanno dato vita al nuovo gruppo nel maggio 2000.