Che succede se gli Stati Uniti si ritirano dall’Oms?

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di Alessandro Maran

🇺🇸 Nel suo primo giorno in carica, Donald Trump ha firmato davanti ai cronisti nello Studio Ovale l’ordine esecutivo che sancisce il ritiro degli Stati Uniti dall’Organizzazione Mondiale per la Sanità (Oms). Come scrive Betsy Klein della CNN: “Il testo dell’ordine esecutivo di lunedì cita la ‘cattiva gestione da parte dell’organizzazione della pandemia di COVID-19 sorta a Wuhan in Cina e altre crisi sanitarie globali, la sua incapacità di adottare le urgenti riforme necessarie e la sua incapacità di dimostrare indipendenza dall’inappropriata influenza politica degli stati membri dell’OMS’ come ragioni del ritiro degli Stati Uniti” (https://edition.cnn.com/2025/01/21/politics/trump-executive-action-world-health-organization-withdrawal).
Rimane una certa incertezza sui prossimi passi, anche se la traiettoria di Washington è chiara. “Ci vuole un anno per ritirarsi completamente dall’organismo e c’è l’obbligo per gli Stati Uniti di continuare a finanziarlo per un anno”, osserva Klein, ma non è chiaro chi potrebbe far rispettare tale obbligo.
Cosa comporterà questo per gli Stati Uniti e il mondo? “Per l’OMS”, la mossa di Trump “è significativa”, scrive Jennifer Kates, vicepresidente senior e direttrice della politica sanitaria globale e HIV presso KFF Health News. “Gli Stati Uniti sono complessivamente il donatore più grande, principalmente attraverso finanziamenti volontari (basati su progetti), ma forniscono anche la maggior parte dei contributi fissati, che si basano sulle dimensioni del PIL” (https://www.kff.org/…/u-s-withdrawal-from-the-world…/).
Su Science, Gretchen Vogel scrive: “Le conseguenze potrebbero essere drammatiche (…) Tutto sommato, (gli Stati Uniti) forniscono circa un quinto del budget dell’OMS. Altri membri potrebbero compensare parte della differenza, come hanno fatto quando Trump ha tagliato i contributi degli Stati Uniti durante il suo primo mandato. Ma i paesi europei stanno affrontando altre sfide (…) afferma Ilona Kickbusch, esperta di salute globale presso il Graduate Institute of International and Development Studies. Le voci scettiche riguardo all’OMS stanno proliferando anche all’interno dell’Unione Europea, afferma, e potrebbero essere incoraggiate a ridurre i finanziamenti se gli Stati Uniti se ne andassero” (https://www.science.org/…/trump-may-leave-who-next-week…).
A parte i finanziamenti, The Economist sottolinea il potenziale impatto sulla cooperazione sanitaria globale, suggerendo che potrebbe essere ancora più rilevante (i Centers for Disease Control and Prevention, un importante organismo di controllo sulla sanità pubblica degli Stati Uniti d’America e la Food and Drug Administration, l’agenzia federale statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici, hanno uffici in tutto il mondo, sottolinea la rivista).
“Tuttavia, la questione potrebbe non essere chiusa con l’ordine esecutivo di questa settimana”, conclude l’Economist. “Come è successo nel 2020, potrebbe essere un preludio al negoziato. Nel 2020 Tedros Ghebreyesus, allora e ora direttore generale dell’OMS, ha detto a The Economist che l’America aveva chiesto delle concessioni per non andarsene. In quell’occasione non ha potuto soddisfare quelle richieste. Tuttavia, se non saranno previsti ulteriori negoziati, l’uscita dell’America indebolirebbe l’apparato di sicurezza sanitaria globale e potrebbe gettare i semi di future epidemie che metterebbero a rischio anche l’America” (https://www.economist.com/…/americas-departure-from-the…).


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