AGI – Dopo sette giorni bollenti, ci aspettavamo una settimana tiepida e invece ci ha pensato la crisi in Ucraina a surriscaldare l’atmosfera. La tensione tra Usa e Russia è salita alle stelle e ha mandato in tilt Wall Street, con il Nasdaq che ha perso quasi il 3%, mentre il petrolio è schizzato al top da sette anni e il Brent è volato a 95 dollari al barile.
A far suonare l’allarme è stato il consigliere per la sicurezza nazionale di Joe Biden, il quale ha detto che un attacco russo potrebbe verificarsi prima della fine Giochi Olimpici di Pechino, prevista per il 20 febbraio. Dopo le sue parole l’agenda diplomatica si è improvvisamente infittita, con telefonate, viaggi e incontri che cattureranno i leader mondiali fino alla fine della prossima settimana.
Sul fronte più strettamente economico, dopo l’impennata al 7,5% dell’inflazione Usa che ha alimentato l’aspettativa di rialzi più forti e più ravvicinati per quest’anno dei tassi d’interesse da parte della Fed, il calendario prevede i dati sulle vendite al dettaglio Usa mercoledì 16.
Gli analisti si aspettano un lieve rialzo dei consumi, dopo il crollo dello scorso dicembre. Il giorno seguente la Fed rilascerà le minute della riunione dello scorso 26 gennaio. Sarà interessante capire cosa si sono detti i governatori della banca centrale, che comunque si sono visti prima dei dati sull’inflazione.
In settimana interverrà di nuovo il ‘falco’ della Fed di St. Louis, James Bullard, il quale si è già detto favorevole a un aumento del costo del denaro da 50 punti base a marzo e su una serie di rialzo da 100 punti base entro l’1 luglio. Le sue parole hanno già ‘incendiato’ i mercati la settimana scorsa.
Giovedì 17 e venerdì 18 febbraio i ministri delle Finanze e i banchieri centrali del G-20 s’incontreranno per la prima volta quest’anno a Giacarta. Sul tavolo la prospettiva poco allettante per i mercati di un aumento dei rendimenti obbligazionari e di un inasprimento della politica dei tassi di interesse.
Prosegue la stagione delle trimestrali. Negli Usa la più attesa è quella del colosso della grande distribuzione Walmart, che uscirà giovedì. In settimana occhi anche sui bilanci di Airbnb, Airbus, Allianz, Aig, Applied Materials, Electricite de France, Engie, Eni, Glencore, Heineken, Kraft Heinz, Nestle, Nvidia e Palantir Technologies.
Allarme rosso in Ucraina
A innescare l’allarme rosso in Ucraina, respingendo la speculazione secondo cui il Cremlino non avrebbe mai avviato la crisi mentre le Olimpiadi di Pechino sono ancora in corso, ci ha pensato il giovane consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, Jake Sullivan, il quale ha detto che un simile attacco “potrebbe verificarsi” prima della fine dei Giochi, prevista per domenica 20 febbraio.
Pur sottolineando che non è ancora noto se il presidente Vladimir Putin abbia preso una decisione, Sullivan ha chiarito che gli Stati Uniti si stanno preparando al peggio, compreso un “rapido assalto” alla capitale Kiev. “Se un attacco russo all’Ucraina procede, è probabile che inizi con bombardamenti aerei e attacchi missilistici che potrebbero ovviamente uccidere i civili”, ha detto.
“Qualsiasi americano in Ucraina dovrebbe partire il prima possibile e comunque nelle prossime 24-48 ore”. Sullivan ha parlato poco dopo che il presidente Joe Biden e sei leader europei, i capi della Nato e dell’Unione Europea, hanno tenuto colloqui sulla peggiore crisi tra Occidente e Russia dalla fine della Guerra Fredda. Il 16 e il 17 febbraio si terrà una riunione dei ministri della Difesa della Nato a Bruxelles, prima che i leader Ue si riuniranno per un vertice alla fine della settimana.
I dati sul retail Usa
Mercoledì 16 sarà il giorno più interessante per i dati macro Usa, con l’uscita dei dati sulle vendite al dettaglio a gennaio. La previsione è quella di una crescita congiunturale dell’1,8%, dopo il -1,9% di dicembre. Il giorno prima, martedì 15 febbraio, escono i dati sui prezzi alla produzione, che a gennaio dovrebbero flettere leggermente, passando dal 9,7% di dicembre al 9% di gennaio.
Nella notte tra il 15 e il 16 febbraio escono i dati sull’inflazione in Cina, che è praticamente inesistente. La previsione è che gennaio i prezzi al consumo in Cina calino dall’1,5% all’1%. Giovedì 17 escono i dati sui sussidi di disoccupazione Usa, che resteranno intono a quota 250.000 unità.
Le minute fed dopo bullard
Mercoledì 16 la Fed rilascerà le minute della riunione dello scorso 26 gennaio. Sarà interessante capire cosa si sono detti in quell’occasione i governatori della banca centrale, che comunque si sono visti prima dei dati sull’inflazione Usa. Le minute inoltre arrivano dopo le parole del ‘falco’ Bullard, membro votante del Fomc, che hanno decisamente infastidito i mercati, i quali decisamente non convivono bene con l’idea dei tassi in rialzo.
Bullard venerdì scorso ha detto che i dati sull’inflazione di gennaio lo hanno reso “fortemente” più falco, spingendolo a prevedere un aumento di mezzo punto percentuale dei tassi a marzo e di un punto percentuale pieno entro il primo luglio. Non solo.
Bullard non ha escluso l’annuncio di una prima stretta della Fed anche prima del meeting ufficiale del 16 marzo.
E questo ha mandato in corto circuito i mercati, che hanno subito cercato di capire quando avrebbe potuto avvenire un simile evento. Una riunione che si terrà lunedì prossimo sul tasso di sconto, è stata subito indicata come quella in cui la Fed potrebbe annunciare a sorpresa un primo aumento dei tassi Usa. Probabilmente si tratta solo di rumor, ma è significativo che queste voci trovino terreno fertile in questa fase.
Dopo Bullard diversi membri della Fed sono intervenuti per fare da ‘pompieri’. Il presidente della Fed di Atlanta, Raphael Bostic ha ribadito che le sue opinioni “non sono cambiate” e che lui prevede non più di tre o quattro rialzi dei tassi quest’anno, probabilmente a partire da un aumento di 25 punti base a marzo.
I mercati scommettono invece su almeno sei rialzi e mezzo, cioè tutti danno per scontato un rialzo di un quarto di punto a marzo e il 60% degli analisti si pronuncia per un rialzo di mezzo punto percentuale. In pratica, se passasse una simile linea, la Fed rialzerebbe i tassi a ogni sua riunione da marzo fino alla fine dell’anno.
In settimana sarà interessante sentire cosa diranno i vari membri della Fed e della Bce. Lunedì parla ancora Lagarde. Poi nei giorni seguenti parleranno il ‘falco’ Bullard, Loretta Meister, presidente della Fed di Cleveland e venerdì 17 febbraio interverrà il capo economista della Bce, Philip Lane.
Il petrolio vola al top da 7 anni, +15% prezzo alluminio
La crisi dell’Ucraina fa volare i prezzi del petrolio che tornano al top da 7 anni, dopo che la settimana scorsa erano scesi, in attesa dell’esito dei colloqui Usa-Iran che potrebbero portare a un aumento dell’offerta globale di greggio. Venerdì invece il vento di guerra in Ucraina ha ripreso a tirare più forte e il Brent è volato fino a 95 dollari.
“La mia previsione – commenta Antonio Cesarano, global strategist di Intermonte Sim – è che i prezzi del petrolio oscilleranno per qualche mese tra 85 e 100 dollari. Sul mercato peseranno fattori contrastanti, le tensioni geopolitiche da una parte e le riaperture dall’altra, in particolare quella della Cina, che si accentuerà da marzo, dopo la fine dei Giochi olimpici invernali”.
Il caro energia comincia a pesare duramente sull’economia. All’inizio del 2021 il gas – il fossile più usato per produrre elettricità – costava in Europa 15 euro a megawattora, nel dicembre scorso il prezzo è salito fino a 180 euro. Poi, complice un inverno mite, le quotazioni si sono dimezzate, fino ad attestarsi tra 70 e 80 euro, ma comunque a un livello che solo due anni fa sarebbe stato considerato stratosferico.
Singolare a livello globale la situazione dell’alluminio, un metallo per produrre il quale c’è bisogno di bauxite e di tanta energia elettrica, richiede in media tra 12 e 14 MWh per tonnellata. Insomma, l’alluminio è il metallo del futuro, ma se ne produce sempre meno e a prezzi proibitivi. Recentemente ha toccato il top dal 2008, sopra 3.380 dollari, in rialzo del 3,3%.
E per questo alcuni hanno deciso di sospenderne la produzione. Anche in Cina è successo, ma lì hanno fermato gli impianti perché si tratta di una produzione molto inquinante e in questo momento il Paese che ospita le Olimpiadi invernali punta alla riduzione delle emissioni e dell’inquinamento atmosferico.
Source: agi