Che cos’è il coltan e perché in Congo può costare la vita


Nessuno conosce cosa sia davvero il coltan. Eppure, si sono combattute e si combattono guerre per averlo. Ma tutti, proprio tutti, lo maneggiamo quotidianamente. Lo teniamo in mano, lo usiamo con disinvoltura. Ci dialoghiamo. Mandiamo messaggi. Sì, è nei nostri telefonini che ci sono così cari, è nei chip dei nostri computer. Non ne possiamo fare a meno.

Coltan è la contrazione di columbite-tantalite e il suo valore dipende proprio dall’alto o meno tenore di tantalite. Quello che viene estratto nella Repubblica democratica del Congo è ad alto tasso di tantalite, da qui il suo valore e la necessità di avere, da parte delle industrie dell’informatica, proprio il coltan congolese. La terra rara viene utilizzata per la fabbricazione di telecamere, cellulari e molti altri apparecchi elettronici.

Il coltan serve ad ottimizzare il consumo di energia nei chip di nuova generazione, portando un notevole risparmio energetico e a ottimizzare, quindi, la durata della batteria. La funzionalità di ogni apparecchio elettronico dipende proprio dal coltan, ad alto tasso di tantalite, e si narra che nel 2000 la quasi impossibilità di trovare la PlayStation 2 in Italia, fosse dovuta a difficoltà di reperimento del minerale. 

Il prezzo del coltan varia a seconda della percentuale di tantalite, ma è anche un mercato molto instabile: nel 1998 costava 2 dollari al chilogrammo, nel 2004 – quando la domanda era estremamente elevata – è arrivato a toccare i 600 dollari, oggi vale tra i 100 e 150 dollari al chilogrammo. Il prezzo varia, anche, in base alla possibilità di estrarlo. La particolarità di questo minerale è che non si trova ovunque: ad esempio l’80 per cento delle riserve mondiali si trova in Congo.

Le guerre, anche a bassa intensità, che si combattono nella regione del Kivu, servono alle varie milizie presenti sul territorio proprio per impadronirsi dei giacimenti e quindi poter esercitare il monopolio dell’estrazione, contrabbandare il minerale nei Paesi vicini – come il Ruanda che è diventato uno dei maggiori esportatori, pur non avendo giacimenti di coltan, per poi venderlo alle industrie produttrici di componenti elettronici. Lo sfruttamento incontrollato di questa risorsa congolese ha costretto l’Onu ad accusare, in un rapporto del 2002, le compagnie impegnate nello sfruttamento delle risorse naturali del Congo – quindi anche il coltan – di favorire indirettamente i conflitti civili nell’area.

L’estrazione del coltan, poi, non è granché difficoltosa e le milizie che controllano i giacimenti utilizzano manodopera minorile. Un rapporto di Medici senza frontiere spiega che molti di questi ‘schiavi’ muoiono di fatica e di diverse malattie che questo minerale può portare: compromissione di cuore, vasi sanguigni, cervello e cute; riduzione della produzione di cellule ematiche e danneggiamento dell’apparato digerente; aumento dei rischi del cancro; difetti genetici nella prole; malattie dell’apparato linfatico.
Per queste importanti malattie c’è bisogno di cure mediche e medicine che queste persone non possono permettersi oppure che non si trovano nel Paese.