“C’era una volta una pesca confusa”.


A.A.A. cercasi TV che tratti adeguatamente temi sociali, con messaggi di “promozione sociale “ e non commerciali!

Di Nathalia Catena – pedagogista

La televisione, inventata nella prima metà del XX secolo come evoluzione della radio, è il mezzo di comunicazione che ha avuto l’impatto più forte e rapido sulla vita quotidiana e sull’economia. È diventata la forma di intrattenimento a cui le famiglie dedicano più tempo.

Essa è un sistema di telecomunicazione destinato alla trasmissione a distanza e che

ha un ruolo centrale nell’evoluzione culturale, sociale e politica di tutto il mondo.

Dal 1953 la televisione, oltre a trasmettere filmati, si avvale dello strumento pubblicità, l’insieme di strategie e tecniche per promuovere un bene o un servizio.

La pubblicità è usata anche per scopi formativi ed educativi. Enti e aziende si sono misurati con tematiche importanti e hanno dato vita alle cosiddette campagne sociali, con le pubblicità progresso.

La comunicazione sociale sensibilizza gli utenti su tematiche di particolare delicatezza e interesse sociale e suggerisce comportamenti etici e utili.

Si tratta, dunque, di una forma di pubblicità non profit, cioè che non ha, come fine ultimo, la vendita di prodotti o servizi, bensì l’adozione di un determinato comportamento o il tentativo di risoluzione di una precisa problematica.

Per coinvolgere il target di riferimento e aumentare l’efficacia della comunicazione vengono adottate differenti strategie volte a suscitare delle emozioni e a generare degli atteggiamenti specifici negli individui, portandoli ad accogliere il messaggio veicolato o a sposare una determinata causa.

A seguito di tale descrizione si può dedurre quindi che il tanto discusso spot pubblicitario dell’azienda Esselunga su di una pesca, non appare di promozione sociale, bensì di vendita di prodotti commerciali, per il fine ultimo al quale fa riferimento.

Sembrerebbe si sia provato pertanto, fuori luogo, a trattare una tematica di natura sociale come quella della separazione tra i genitori, nella quale sono parte importante i bambini, i minori, che necessitano di tutta l’accortezza e delicatezza possibile per poter sollevare pensieri e proferire parole.

Facile ed auspicabile che quindi ne sia scaturita una forte polemica da tutti i fronti possibili e immaginabili.

Il tema ha lasciato solo confusione e diverse interpretazioni personali, quando invece si sarebbe potuto trattare l’argomento a scopo esclusivamente di promozione sociale e quindi ben studiato, soprattutto per quei bambini che da casa lo avrebbero guardato, con i loro occhi, con la loro sensibilità.

Si sarebbe potuto essere più accorti nel decidere di fare riferimento solo ai bambini figli di genitori separati perché, se il messaggio positivo che si suol dare è dell’instaurare la pace tra i genitori, bisogna allora considerare anche i figli delle coppie che stanno insieme, che di frequente hanno anch’ essi forti diverbi.

Bisogna superare il pregiudizio che tutti i bambini di genitori separati siano infelici e tristi e che soffrano per la loro condizione.

Ci sono altrettanti bambini, figli di genitori che stanno insieme, che ogni secondo della loro quotidianità, vivono dolorosamente e angosciatamente tra i loro forti scontri, sia verbali che fisici.

Un bambino ha bisogno non che i genitori stiano o meno insieme, perché ci sta pure che una storia possa finire dopo un po’, bisognerebbe spiegarlo in tutta tranquillità ai figli che i sentimenti possono, come è naturale che sia, mutare.

I figli hanno bisogno che i loro genitori si rispettino civilmente, stando sopra ogni rabbia, che gli trasmettano serenità e soprattutto che l’uno parli sempre bene dell’altro senza mai disprezzarlo, in nome della GENITORIALITÀ che sempre va difesa.

Che si faccia anche uno spot sulle famiglie non mulino bianco, di genitori che stanno insieme, inducendo pure, questi ultimi quindi, a ridimensionarsi nei loro screzi quotidiani per il bene dei figli.

E magari non per pubblicizzare pesche ma la PACE tra le persone.

Ci sono bambini sereni e felici, figli di genitori separati civilmente, ma ce ne sono di più, turbati e tristi, figli di genitori che stanno insieme.

Si potrebbero creare campagne pubblicitarie quindi contro ogni forma di scontro tra i genitori promuovendo la pace tra loro e soprattutto la responsabilità genitoriale, in un’ottica di messaggio positivo, non triste, piuttosto che descriva comportamenti esemplari di civiltà, più che negativi.

Tali sono le riflessioni di noi adulti.

Tutti bravissimi a trarre giudizi, pareri, idee.

Ma proviamo a chiedere invece il parere di quei bambini che sono loro e sempre loro a dire le verità.

E allora poniamogliela questa benedetta domanda, cerchiamo di considerarli una volta per tutte, così come sancito da una benedettissima convenzione dei diritti dei fanciulli, nella quale un articolo ci indica proprio dell’importanza dell’opinione del minore, del suo ascolto e soprattutto della sua considerazione.

” Tu, bambino come la vorresti una pubblicità che inviti alla pace tra loro, tutti i genitori?

Chissà che non risponda ironicamente, come tutti i bambini sanno fare, con una frase di una canzone di Vasco Rossi: ho guardato la televisione e mi è venuta come l’impressione che mi stessero rubando il tempo e che tu (televisione) che tu mi rubi l’amore.