Oltre alla manovra e al Dpb, in Consiglio dei ministri è approdato un decreto di legge con “misure urgenti in materia economica e fiscale, in favore degli enti territoriali, a tutela del lavoro e per esigenze indifferibili”.
Il Consiglio dei ministri ha approvato il disegno di legge di bilancio. Oltre alla manovra e al Dpb, in Consiglio dei ministri è approdato un decreto di legge con “misure urgenti in materia economica e fiscale, in favore degli enti territoriali, a tutela del lavoro e per esigenze indifferibili”. Il decreto dovrebbe stanziare i 3,2 miliardi di anticipo ricavati in deficit dalla Nadef. Come previsto, ci sono anche due decreti legislativi (entrambi in esame preliminare) per l’attuazione della riforma fiscale in materia di fiscalità internazionale (con la global minimum tax) e per l’attuazione del primo modulo di riforma dell’Irpef.
Giorgia Meloni e Giancarlo Giorgetti hanno portato sul tavolo del Consiglio dei ministri la seconda manovra del governo di centrodestra (una manovra al momento da 24 miliardi) che rinvia i progetti di riforma a tempi migliori, tolto l’avvio della nuova Irpef. Che favorirà, come il taglio del cuneo, soprattutto i redditi medio-bassi. D’altronde, il momento è complesso e bisogna essere «seri, prudenti e responsabili» il messaggio che la stessa premier ha dato anche all’opinione pubblica in conferenza stampa dopo il Cdm.
Per tutta la domenica si è lavorato per chiudere almeno le linee generali e le macro voci che andranno inviate a Bruxelles con il Draft Budgetary Plan, che contiene l’ossatura della manovra. Nella consapevolezza che comunque serviranno tempi supplementari, come accade ogni anno, per limare l’articolato vero e proprio della legge di Bilancio da inviare alle Camere. In Senato, da dove partirà l’iter parlamentare, non si aspettano il ddl prima del 26-27 di ottobre ma c’è chi scommette che arriverà dopo il ponte di Ognissanti.
Governo, Meloni “anticipa” la manovra
Cuneo e Irpef
Le tasse prima di tutto. I pilastri sono noti, la conferma per una anno del taglio del cuneo fiscale e l’accorpamento delle prime due aliquote Irpef rappresentano il cuore della manovra. Le nuove aliquote per scaglioni di reddito sono così determinate: fino a 28.000 euro, 23%; oltre 28.000 euro e fino a 50.000 euro, 35%; oltre 50.000 euro, 43%. Inoltre si amplia fino a 8.500 euro la soglia di no tax area prevista per i redditi di lavoro dipendente che viene parificata a quella già vigente a favore dei pensionati. La riforma dell’Irpef per il 2024 costerà circa 4,1 miliardi. «La contemporanea applicazione della riduzione del cuneo contributivo e della nuova aliquota Irpef – si legge in una nota di palazzo Chigi – avrà l’effetto di rafforzare le buste paga dei lavoratori dipendenti fino 1.298 euro annui (per 27.500 euro lordi annui)»
II viceministro Maurizio Leo ha portato in Cdm anche sconti fiscali per le imprese che investono o assumono, oltre all’introduzione della global minimum tax con cui il governo conta di coprire parte della manovra. Cuneo e Irpef valgono i circa 15 miliardi di extrade+ficit, poi vanno reperiti i 3 miliardi per la sanità (l’obiettivo principale è quello di ridurre le liste di attesa, chiedendo una mano in più alle strutture private accreditate e mettendo più soldi in busta paga a medici e infermieri attraverso la detassazione degli straordinari). E i 5 miliardi per il rinnovo dei contratti pubblici annunciati ai sindacati. Si arriva a circa 23 miliardi cui vanno aggiunte le spese indifferibili e qualche intervento minore (come i 115 milioni che annuncia Fi per palestre e piscine).
Fonte: https://www.ilsole24ore.com/