Carovita, le utilities europee più esposte al rischio politico


di Antonella Ladisk
L’impennata dei prezzi di luce e gas peserà per oltre il 3% sul pil europeo costringendo i governi ad agire. È il monito di Citi che ha stimato da una parte che con un consumo annuo di 480 miliardi di metri cubi l’aumento del costo del gas tra il 2020 e il 2023 potrebbe ammontare a circa 240 miliardi di euro (pari all’1,3% del pil), dall’altra che con un mercato elettrico europeo da 2700 TWh la bolletta dell’elettricità potrebbe lievitare di circa 400 miliardi di euro (pari all’1,9% del pil).
Citi vede i prezzi del gas aumentare oltre 70 euro a megawattora nel 2023

In Europa è in corso la più grande crisi del mercato del gas e dell’elettricità dallo shock petrolifero degli anni ’70. I prezzi del gas aumenteranno da meno dei 20 euro per megawattora del 2020 a oltre 70 euro nel 2023 e a 58 euro nel 2024. Allo stesso tempo, i prezzi dell’energia elettrica passeranno da meno dei 40 euro del 2020 a circa 220 euro nel 2023 e a 185 euro nel 2024.

Le ricadute peggiori riguarderanno l’Europa orientale

Secondo Citi le ricadute peggiori riguarderanno l’Europa orientale in cui si stima che le bollette di gas e luce potrebbero crescere, rispettivamente, del 3% e del 2,5% circa del pil, mentre per il resto dei paesi europei l’incremento sarebbe inferiore al 2% in entrambi i casi. “Questa differenza si può in parte spiegare con i livelli di inflazione più alti nell’Europa dell’est rispetto all’ovest, a cui si aggiunge un ulteriore deprezzamento della valuta locale”, chiarisce Citi.

Inoltre, nel 2021 gli incrementi delle bollette in Europa contavano per il 3,3% del reddito disponibile delle famiglie, ora si stima che tale percentuale raggiungerà il 4,3% nel 2023 e il 4,8% nel 2024, con un aumento di oltre il 30%. “In termini di costo della vita, pensiamo che le ricadute peggiori possano colpire anche in questo caso l’Europa orientale, dove le fatture al momento comprendono un importo minore di tasse, ma l’aumento dei prezzi delle materie prime ha un impatto maggiore di quanto non avvenga nell’Europa occidentale”, osserva Citi, aggiungendo che “i governi dei Paesi occidentali riescono a ridurre l’importo delle accise e a bilanciare le pressioni sui prezzi delle commodities con maggior flessibilità”. L’unica eccezione è rappresentata dal Regno Unito per il quale Citi stima un impatto significativo dell’aumento dei prezzi di luce e gas sul reddito disponibile delle famiglie.
Le società più esposte al rischio politico

“Sebbene finora abbiamo assistito a un numero limitato di azioni governative a supporto dei consumatori, riteniamo che la situazione possa cambiare presto”, afferma Citi. In particolare, a finire nel mirino potrebbero essere i produttori di energia elettrica tassati con imposte straordinarie per via dei loro recenti profitti monstre: “a nostro avviso il rischio maggiore è per Verbund e per la ceca Ceské Energetické Závody”. Le uniche società che fino a questo momento sono state colpite dagli interventi governativi sono Edf in Francia ed E.On in Romania. “E.On riesce a mantenere una relazione stabile tra il livello dei crediti inesigibili e quello dei ricavi anche se, secondo noi, i primi potrebbe crescere nei prossimi mesi”, avverte Citi. “Riteniamo che il banco di prova per l’indebitamento netto possa essere il prossimo anno, quando le economie rallenteranno.

Le società più esposte al rischio politico

“Sebbene finora abbiamo assistito a un numero limitato di azioni governative a supporto dei consumatori, riteniamo che la situazione possa cambiare presto”, afferma Citi. In particolare, a finire nel mirino potrebbero essere i produttori di energia elettrica tassati con imposte straordinarie per via dei loro recenti profitti monstre: “a nostro avviso il rischio maggiore è per Verbund e per la ceca Ceské Energetické Závody”. Le uniche società che fino a questo momento sono state colpite dagli interventi governativi sono Edf in Francia ed E.On in Romania. “E.On riesce a mantenere una relazione stabile tra il livello dei crediti inesigibili e quello dei ricavi anche se, secondo noi, i primi potrebbe crescere nei prossimi mesi”, avverte Citi. “Riteniamo che il banco di prova per l’indebitamento netto possa essere il prossimo anno, quando le economie rallenteranno.

Il debito un altro problema

La presenza di debito potrebbe rappresentare un problema anche per i fornitori se la situazione economica non dovesse migliorare: in questo caso E.On ne verrebbe intaccata. Riflettori accesi anche sulle società con un’esposizione maggiore all’Europa orientale, per via dell’impatto dei costi più elevati. Per esempio, il 20% dell’ebitda di player come E.On, Ceské Energetické Závody e Pacific Gas and Electric Company arriva da questa regione. “Gli accantonamenti sui crediti commerciali rispetto ai ricavi sono aumentati in media del 50% circa tra il 2007 e il 2009. Se ciò dovesse ripetersi, potrebbe essere negativo per E.On ed Enel, che ottengono il 23% e il 13% dell’ebitda dalla fornitura”, conclude

Fonte: Milano Finanza