È il film più atteso del Festival di Cannes: a 45 anni dalla Palma d’Oro per “Apocalypse Now”, Francis Ford Coppola cerca il terzo trofeo con “Megalopolis”, film straordinario dal sapore testamentario che ha divorato parte della sua fortuna.
Con un budget di 120 milioni di dollari, questo film sulla distruzione di una città che ricorda New York frulla nella sua mente da più di quarant’anni. Coppola abbandonò il progetto in seguito agli attentati dell’11 settembre 2001, prima di riprenderlo.
Presentato come un film di fantascienza, proiettato su uno schermo IMAX, “Megalopolis” ruota attorno alla distruzione di una megalopoli e alla sua ricostruzione, attraverso lo sguardo di un architetto (Adam Driver) e del sindaco della città (Giancarlo Esposito).
È un film su “un uomo che ha una visione del futuro” e parla del “conflitto” tra questa visione e le “tradizioni del passato”, confidò Coppola nel 2019, al Festival Lumiere, “Direi che è il mio film più ambizioso, ancora più ambizioso di Apocalypse Now.”
Abbastanza da far venire l’acquolina in bocca agli spettatori di tutto il mondo, appassionati tanto dei suoi film quanto delle sue epiche riprese, a cominciare da quella di “Apocalypse Now”, prevista per poche settimane e che alla fine durarono 238 giorni.
“Coppola è una testa calda”, ricorda Tim Gray, un veterano del giornalismo cinematografico negli Stati Uniti che ora lavora per l’organizzazione dei Golden Globes. “Ha sempre corso rischi enormi e la sua carriera ha sfidato la logica”, ha confidato di recente all’AFP.
Brillante film testamento o opera fiacca e sproporzionata? La stampa fa le sue previsioni e ha appena pubblicato le testimonianze di alcuni membri della produzione che descrivono delle riprese caotiche. Il regista della trilogia “Il Padrino” non dirigeva un lungometraggio da “Twixt”, uscito nel 2011, e sembrava dedicarsi all’altra sua passione, la viticoltura.