Cannes riscalda i motori, ma è incubo ‘Moi Aussi’


Il Festival di Cannes si prepara a un’edizione ricca di star: il regista Francis Ford Coppola, Paolo Sorrentino, le attrici Meryl Streep ed Emma Stone…. Ma sull’evento incombe l’ombra del movimento ‘Me Too’, anzi ‘Moi Aussi’.
Da giorni a Cannes non si parla d’altro: pare che proprio all’apertura del Festival uscirà un’importante inchiesta di Mediapart sul ‘Me Too’ francese. Nomi di attori-registi, una decina di uomini, tutte super-star che sarebbero coinvolte. Da settimane gli stessi nomi circolano negli ambienti del settore. Finora non c’è nulla di confermato, nessun fatto provato, nessuna nuova denuncia presentata… Ma le voci sono insistenti anche perchè l’industria cinematografica francese attende da molti anni il suo momento ‘Moi Aussi’: e stavolta il bubbone potrebbe davvero scoppiare.
La presidente della mostra, Iris Knobloch, ha assicurato che, se ciò dovesse accadere, si farà tutto il possibile per “prendere la decisione giusta caso per caso” e si terrà conto delle conseguenze sul film in questione. Tra l’altro, oltre all’eventuale conferma delle voci, dal festival arriverà anche la presentazione di un lavoro dell’attrice Judith Godrèche, che è la voce principale del movimento nell’Hexagone, visto che ha denunciato i registi Benoît Jacquot e Jacques Doillon per stupro: l’attrice presenterà un cortometraggio con le testimonianze di vittime di violenza sessuale nel cinema. Godrèche ha denunciato quest’anno di essere stata violentata e maltrattata da due registi quando era adolescente. Il cortometraggio sarà incluso nella selezione ufficiale 2024 e sarà proiettato alla cerimonia di apertura della sezione ‘Un certain Regard’ e al cinema all’aperto sulla spiaggia di Cannes. Godrèche, che ha 52 anni, ha anche raccontato come è nata l’idea del cortometraggio: un mese dopo la sua denuncia, nel febbraio di quest’anno, durante il gala francese dei César, ha ricevuto le testimonianze di “un fiume di vittime di tutte le origini e di tutte le generazioni”. Da lì è nata l’idea del cortometraggio ‘Moi, aussi’, a cui partecipano mille persone. L’opera, secondo il festival, testimonierà di come si possa passare da “un dolore senza parole, a una liberazione della parola”.
La rassegna cinematografica, la più importante del mondo, inizia martedì e stenderà il tappeto rosso a mostri sacri: Francis Ford Coppola che presenterà il suo ‘Megalopolis’, Paolo Sorrentino con il suo attesissimo ‘Parthenope’. Il nuovo film dell’autore di ‘Apocalypse Now’ (1979) – con cui vinse la sua seconda Palma d’Oro – racconta il sogno di un architetto (Adam Driver) di ricostruire una città. Quello di Sorrentino, che è un omaggio alla sua Napoli e a Capri, è una coproduzione italo-francese (il Costume Artistic Director è Anthony Vaccarello per Saint Laurent).
Altri film in lizza per la Palma d’Oro sono ‘Kinds of Kindness’, con il greco Yorgos Lanthimos che ha messo di fronte la telecamera ancora una volta l’americana Emma Stone, straordinaria protagonista di ‘Poor Things’. Il canadese David Cronenberg, altro assiduo frequentatore della Croisette, presenterà ‘The Shrouds’. Mentre Il brasiliano Karim Ainouz, unico latinoamericano in competizione, porterà ‘Motel Destino’, una storia d’amore e di desiderio ambientata nel Nord del Brasile. Una proposta sorprendente sarà quella del francese Jacques Audiard: ‘Emilia Pérez’, un film a cavallo tra thriller e musical, racconta la storia di un boss messicano del narcotraffico che vuole cambiare sesso, con Selena Gomez e Zoe Saldaña nel cast.
E poi c’è grande attesa per il film iraniano. Il suo regista, Mohammad Rasoulof -che doveva presentare il suo ‘Il seme del fico sacro’- proprio nei giorni scorsi è stato condannato in Iran a cinque anni di carcere, insieme a una multa, fustigazione e confisca dei beni. E’ stato condannato per il reato di “collusione con l’intenzione di commettere crimini contro la sicurezza del Paese”. Il regista, vincitore nella sezione Un certain Regard a Cannes nel 2017 (‘A Man of integrity’), poi dell’Orso d’oro a Berlino nel 2020 (‘Il male non esiste’) era stato invitato l’anno scorso sulla Croisette come membro della giuria. Ma Rasoulof è nel mirino del regime, e recentemente è stato anche in carcere: evocando i temi scottanti della corruzione, dell’ingiustizia o della pena di morte, Mohammad Rasoulof è uno dei registi iraniani accusati in Iran di propaganda contro il regime, come Jafar Panahi o Saeed Roustaee. Era stato arrestato l’ultima volta nel luglio 2022 per aver criticato la repressione delle proteste scatenata dal crollo di un edificio che aveva ucciso decine di persone due anni fa, rilasciato otto mesi dopo. Nelle scorse settimane, le persone che hanno lavorato a ‘Il seme del fico sacro’ erano state sottoposte a pressioni perchè il film venga ritirato dal festival. Adesso non è chiaro se lui, a cui è stato vietato di lasciare il Paese già nel 2017, potrà partecipare a Cannes. (AGI)