L’azienda canadese First Quantum Minerals ha dichiarato venerdì che licenzierà più di 4.000 lavoratori dopo che un tribunale le ha vietato di gestire la più grande miniera di rame a cielo aperto dell’America Centrale. La filiale panamense della società ha dichiarato in un comunicato stampa di essere stata “costretta a chiedere” al Ministero del Lavoro “l’autorizzazione a rescindere i contratti di oltre 4.000 dipendenti per giustificati motivi economici”. La società, che già una settimana fa aveva annunciato l’intenzione di congelare 7.000 contratti di lavoro, ha affermato che alcuni posti di lavoro saranno mantenuti per garantire “la sicurezza degli impianti ed evitare perdite o danni ambientali all’interno della zona mineraria”. Oltre a circa 7.000 posti di lavoro diretti, l’attività della miniera avrebbe generato circa 33.000 posti di lavoro indiretti. L’approvazione da parte del parlamento panamense in ottobre del rinnovo – fino a 40 anni – del contratto di concessione per la gigantesca operazione mineraria ha scatenato grandi manifestazioni e blocchi stradali da parte di gruppi ambientalisti e di altro tipo. La Corte Suprema ha dichiarato “incostituzionale” la legge che disciplina il contratto. Il presidente panamense Laurentino Cortizo, criticato per “l’inazione” di fronte ai blocchi, ha successivamente promesso una chiusura “ordinata e sicura” della miniera. Situata a 240 chilometri dalla capitale, la miniera a cielo aperto ha prodotto circa 300.000 tonnellate di concentrato di rame all’anno dal 2019, rappresentando il 75% delle esportazioni di Panama e il 5% del suo Pil. First Quantum Minerals ha affermato che il nuovo contratto prevede contributi annuali allo Stato per almeno 375 milioni di dollari, dieci volte di più rispetto al precedente accordo risalente al 1997. FQM ha avviato un procedimento davanti alla Corte internazionale di arbitrato “per far valere i propri diritti” previsti dall’accordo del 2023 firmato con il governo panamense. La Corte Internazionale di Arbitrato è un organismo autonomo della Camera di Commercio Internazionale, con sede a Parigi. Se il Paese centroamericano perdesse l’arbitrato, potrebbe dover pagare milioni di dollari a titolo di risarcimento. (AGI)
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