Camera boccia Mes, c.destra diviso. Governo, ora modifiche


No al Mes. L’Aula della Camera certifica il ‘niet’ con un voto che arriva dopo una accelerazione a sorpresa, voluta dalla stessa maggioranza, seppur con distinguo interni. Alla fine, quindi, dopo diversi slittamenti e la tentazione sino all’ultimo momento utile di rinviare il dossier a gennaio, il centrodestra stoppa ulteriori meline e decide di chiudere la ‘partita’ sul Mes prima di Natale: si va subito in Aula e si vota. Una scelta che arriva solo dopo aver incassato la garanzia della ‘messa in sicurezza’ della tenuta della maggioranza stessa: centrodestra diviso, sì, ma non spaccato nettamente in due, è il ragionamento. Se, infatti, il no di Lega e FdI era abbastanza scontato, non altrettanto lo era l’astensione di Forza Italia, da sempre favorevole al via libera alla ratifica delle modifiche al Mes.
I voti a favore sono 72 (Pd, Azione, Iv e Più Europa), i contrari 184 ( Lega, FdI e M5s), 44 gli astenuti (Avs, Forza Italia e Noi moderati). Si divide il centrodestra, dunque, ma anche le opposizioni vanno in ordine sparso.
“Se andiamo in Aula con il voto contrario di FdI e Lega e il voto a favore di Forza Italia è la fine”, era il ragionamento che impegnava la mediazione in corso sin dalla prima mattinata. Da qui il pressing per arrivare a un “compromesso accettabile” per tutti: a sciogliere il nodo arriva il sì degli ‘azzurri’ all’astensione. Un ‘escamotage’ che evita una frattura netta, anche se l’esito finale della votazione rende plasticamente le diverse linee che albergano nel centrodestra, con il partito guidato da Antonio Tajani a favore del Mes e pronto a dire sì alla ratifica delle modifiche al Trattato (nonchè “irritato” per un’accelerazione non condivisa) e i leghisti non disposti a cedere di un millimetro sul no netto.
Raccontano autorevoli esponenti della maggioranza che FdI avrebbe anche evitato il voto in Aula, preferendo rinviare il nodo a gennaio. Ma poi, è sempre la ricostruzione degli eventi che forniscono gli stessi protagonisti delle trattative, la scelta: andiamo in Aula. C’è chi, maliziosamente tra le file delle opposizioni, sostiene che il sì del partito di via della Scrofa all’accelerazione sia un sì “subito”, per non lasciare il campo libero alla Lega. Nella maggioranza si negano queste ricostruzioni e si minimizza anche la spaccatura: “La maggioranza parlamentare ha votato secondo propria coscienza nel rispetto delle posizioni altrui all’interno della coalizione”, spiega ad esempio il capogruppo di FdI Tommaso Foti. Anche dal governo si punta a depotenziare la portata del voto. “Il governo, che si era rimesso al Parlamento, prende atto del voto dell’Aula di Montecitorio sulla scelta di non ratificare la modifica al trattato Mes”, spiegano fonti di palazzo Chigi. Quanto alle possibili ricadute, nulla di tutto ciò. Anzi, osservano da palazzo Chigi, il Mes “è in piena funzione nella sua configurazione originaria, ossia di sostegno agli Stati membri in difficoltà finanziaria”. Non solo: il voto odierno “può essere l’occasione per avviare una riflessione in sede europea su nuove ed eventuali modifiche al trattato, più utili all’intera Eurozona”, si osserva ancora.
I prodromi di quanto sarebbe successo poco dopo in Aula si hanno già di prima mattina, quando il parere negativo alla ratifica del Mes espresso dalla commissione Bilancio incassa l’astensione di Forza Italia. E mentre nell’emiciclo la maggioranza si presenta in forze all’appuntamento con il voto, sui banchi del governo non siede alcun ministro (presenti, invece, il sottosegretario al Mef Freni e il vice ministro Leo). La tensione si taglia col coltello, si sfiora la rissa tra pentastellati e deputati fratellisti, mentre il leader M5s tuona: “E’ finita la propaganda”, oggi si certifica che “Meloni ha mentito al Parlamento” sul Mes (il riferimento è al fax sventolato in Aula dalla premier). Le opposizioni, tutte, attaccano: “La maggioranza non c’è più, pessima figura per l’Italia”.
Un minuto dopo il voto, tra i primi commenti c’è la soddisfazione di Matteo Salvini: “Una battaglia della Lega combattuta per anni e finalmente vinta. Avanti così, a testa alta e senza paura”. Anche FdI rivendica la battaglia: “Vittoria di Fratelli d’Italia che oggi alla Camera ha dato l’ennesima dimostrazione di coerenza”, sottolinea Foti. “Il governo è unito e forte. Forza Italia da sempre sostiene che il Mes è uno strumento che va migliorato ma che non è in ogni caso un’urgenza del Paese”, sostiene il capogruppo azzurro Paolo Barelli. Che però tiene a spiegare:
“Noi non desideravamo che” il Mes “andasse in Aula. E’ una “competizione a destra…”.
Durissima la leader Pd: “Sulla ratifica del Mes si è spaccato il governo e la maggioranza a dimostrazione di un europeismo di facciata. Avevano detto che lo avrebbero usato come strumento di trattativa e invece si sono smentiti da soli”, scandisce Elly Schlein, che condivide la lettura di un voto contrario come reazione all’accordo di ieri a Bruxelles sul Patto di stabilità: “Oggi confessano con il voto sul Mes di essere stati sconfitti ieri, sul Patto. Ma il messaggio ritorsivo danneggia la credibilità dell’Italia”, conclude. Matteo Renzi ne ha un pò per tutti: “Meloni, Salvini e Conte si confermano populisti e dicono no al Mes. Forza Italia sempre più imbarazzante si astiene come la sinistra radicale”. Carlo Calenda riassume così la giornata: “La maggioranza si spacca sul Mes e così il Campo largo. E’ la testimonianza che questo paese non si può governare con un bipolarismo che produce solo contraddizioni e figuracce”. (AGI)
SER