Qualificare i giovani in ambito didattico, permettendo loro di acquisire competenze e metterle in pratica. E incentivare l’incontro domanda-offerta di lavoro. E’ l’obiettivo del progetto che ha portato all’apertura di un ristorante didattico nel centro storico di Caltanissetta, in Sicilia, aperto da Eap Fedarcom (agenzia formativa accreditata).
“Abbiamo scelto il ristorante didattico -ha spiegato Andrea Cafà, presidente dell’associazione di imprese Cifa Italia e del fondo interprofessionale FonARCom, presente, insieme ai rappresentanti delle istituzioni, tra i relatori all’inaugurazione per presentare il progetto-perchè è un modo nuovo di apprendere, un luogo privilegiato, dove i ragazzi che sono in obbligo formativo possono iniziare, o continuare, la loro esperienza di istruzione e formazione ma contestualmente all’interno dell’impresa didattica mettere in pratica le proprie abilità e i propri saperi, il proprio saper fare”, spiega.
E anche un’opportunità per i giovani per entrare in contratto con le imprese. “Il ristorante didattico vuole essere anche diventare un luogo d’incontro tra imprenditori e giovani che sono in via di formazione. In modo tale che dal secondo anno possano iniziare delle esperienze di lavoro presso gli stessi imprenditori. In questo modo domanda e offerta di lavoro si incontrano, si incontra il mondo dell’istruzione e della formazione con il mondo del lavoro e delle imprese e diciamo che si realizza una vera e propria misura di politica attiva”, sottolinea Cafà.
E Cafà ribadisce “che questo ristorante nasce anzitutto per accogliere ragazzi che sono in età di obbligo formativo e vogliono frequentare un percorso di istruzione e formazione professionale”. “Avranno così la possibilità non solo di continuare il percorso di istruzione e formazione ma attraverso il ristorante didattico mettere in pratica il proprio sapere e ‘liberare’ l’intelligenza delle mani. Oltretutto serve anche per creare momenti di incontro con gli imprenditori e quindi è anche un segnale di fiducia e speranza che vogliamo dare ai giovani che spesso non credono più nel futuro lavorativo e vanno in dispersione. Da qui nascerà nuova occupazione e sarà un’opportunità anche per gli imprenditori perchè grazie alle competenze acquisite dai ragazzi loro potranno alzare il livello qualitativo del servizio offerto”, ribadisce.
E il presidente di Cifa chiarisce che non si tratta di “alternanza scuola-lavoro. Abbiamo da tempo parlato del sistema duale, che prevede un momento per l’apprendimento e uno per lavorare, e noi lo stiamo mettendo in pratica”. “Come funziona? Il ragazzo che entra in formazione, in un percorso triennale, nel primo anno sarà impegnati a istruirsi e formarsi alternando momenti di aula e di laboratorio proprio all’interno di questa impresa didattica. Già dal secondo anno, dopo che sono stati già organizzati incontri con gli imprenditori, riceveranno una proposta di lavoro e cioè un contratto di apprendistato di 1° livello, con una retribuzione e un orario di lavoro, ma anche con un programma che prevede non solo lavoro ma anche formazione presso l’azienda in cui andranno a lavorare”, aggiunge ancora.
“Quindi un segnale importante per i ragazzi non solo perchè iniziano a responsabilizzarsi e a guadagnare qualcosa ma perchè avranno modo di apprendere che il loro futuro lavorativo se vogliano restare nel mercato del lavoro sarà un continuo alternarsi tra apprendimento e lavoro”, conclude.
Soddisfatta dell’iniziativa Angela Amico, direttrice InterEgo. “Per quanto riguarda i giovani in obbligo formativo i ragazzi alternano, all’interno di un anno scolastico che dura un monte ore di 1000 ore, 500 in aula facendo le materie curriculari e cioè storia, geografia, italiano e matematica e 500 ore qui con un’attività d’impresa didattica, gestendo il ristorante in tutti i sensi dalle prenotazioni all’amministrazione alla contabilità fino al magazzino per arrivare alla cucina e e alla sala. Per quanto riguarda invece la formazione degli adulti, quella del programma ‘Gol’, per persone che fruiscono di Naspi, o reddito di cittadinanza, o che comunque sono disoccupate, si tratterà di pura attività laboratoriale per sviluppare quelle competenze pratiche che gli mancano e che gli consentiranno di incontrare, speriamo felicemente, il mondo del lavoro”, sottolinea.
L’obiettivo è anche cercare di evitare la partenza dei giovani dal loro territorio d’origine. “Noi ci auguriamo che questa nostra scelta aiuti a evitare la partenza dei giovani. Abbiamo fatto una chiara scelta di allocazione: siamo in centro storico, che si va spopolando e dal quale i nostri giovani scappano per mancanza di opportunità. Quindi noi vogliamo trattenere i migliori talenti, offrirgli un futuro sereno, con retribuzioni regolari. E puntare davvero sul turismo, formando le figure professionali idonee”, ribadisce.
Secondo Amico, “l’Italia, con la Sicilia in particolare, è in cima alla lista di gradimento, per quanto riguarda la cucina, dei turisti stranieri”. “Infatti i nostri allievi seguono moduli didattici particolari incentrati proprio sulla cucina del territorio, sui prodotti a km 0, che sono il modo migliore per promuovere la nostra cucina”, conclude.