Le temperature elevate di quest’estate hanno surriscaldato le acque del mare e provocato due fenomeni: la moria delle cozze nere allevate nel mare di Taranto, una pesante ipoteca per quelle che il prossimo anno dovrebbero andare sul mercato, e l’allontanamento delle meduse dalle spiagge di Castellaneta Marina e Ginosa Marina sul litorale ionico occidentale, a poche decine di chilometri dal capoluogo.
Già nelle scorse settimane i mitilicoltori avevano dichiarato che le cozze rimaste in mare e che dovevano essere raccolte per la vendita, sono di fatto rimaste “asfissiate” dal caldo e dal conseguente innalzamento della temperatura dell’acqua del mare. Tant’è che la richiesta di cozze nere da parte dei consumatori, molto elevata nel periodo estivo, è stata soddisfatta col prodotto ittico proveniente da altre parti della Puglia (l’Adriatico), da altre regioni, ma anche dall’estero (Grecia e Spagna). Adesso, però, il problema rischia di minacciare anche la produzione attesa nel prossimo anno, la cui maturazione – queste cozze adesso sono a livello di seme – potrebbe subire un danno importante proprio per il prolungato caldo delle scorse settimane che nel Tarantino non si è ancora attenuato.
L’acqua del mare ha superato, secondo gli ultimi rilievi, la temperatura di 30 gradi misurata su una colonna di 30 metri. Un impatto non da poco per una produzione che rappresenta una delle principali voci dell’economia del mare di Taranto. Circa 700 famiglie e molte cooperative di mitilicoltori vivono di questa attività. Si registra la perdita di posti di lavoro. Già a luglio l’ondata di caldo aveva compromesso tra il 70 e l’80% del prodotto pronto per il mercato. Adesso nel primo e secondo seno del Mar Piccolo e nel Mar Grande – le aree di Taranto vocate alla mitilicoltura – si conta una moria del seme delle cozze, quello destinato a crescere, che è vicina a una percentuale del 90%. Se non ci sarà una ripresa, avvertono gli operatori, la produzione del 2025 sarà molto scarsa. Il settore è in ginocchio dicono gli operatori, che sollecitano lo stato di calamità e dichiarano che anche le altre marinerie stanno soffrendo l’impatto del caldo eccessivo dell’estate 2024. Con la differenza che la moria del seme altrove si è verificata sino a 6-7 metri di profondità, mentre a Taranto si va dai 18 metri di San Vito, nella rada di Mar Grande, sino a 30 di altre aree di mare.
Il Cnr Irsa di Taranto, rilevando che la temperatura è il parametro ambientale che più influenza la vita degli animali, ha monitorato a metà luglio che la temperatura superficiale delle acque del Mar Piccolo, in prossimità del ponte Punta Penna, ha toccato i 31,2 gradi, appena più bassa in profondità. Le cozze sono molluschi filtratori che si nutrono di tutte le particelle presenti nella colonna d’acqua. La temperatura ideale che consente ai mitili di nutrirsi filtrando le acqua, è di 20 gradi, ma è stata abbondantemente superata.
L’altra faccia della medaglia del caldo persistente è la scomparsa delle meduse nel tratto di mare tra Castellaneta e Ginosa Marina. Quelle rarefatte sono note col nome di ‘polmone di mare’. Dieci anni fa, nel 2013, riprese aeree effettuate dall’università del Salento hanno permesso di contare nello stesso tratto di mare oltre 48 mila meduse per chilometro quadrato. Adesso, invece, sono scomparse. Le meduse si allontanano dalla linea di riva e scendono in profondità poiché la temperatura elevata riduce la quantità di ossigeno disciolto nell’acqua. Da verificare ora se a settembre, con l’atteso abbassamento delle temperature, le meduse potranno tornare a ripopolare questo tratto costiero del Tarantino. (AGI)
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