“Mancini non può dire certe cose. Noi sappiamo qual è la verità. Da lui parole sconfortanti e offensive. Continuo a chiedermi perché abbia detto certe cose. E mi chiedo se le ha dette per davvero perché sa benissimo che la realtà è il contrario esatto di quanto ha dichiarato. Tutti e tre, io Roberto e Silvia (la moglie dell’ex Ct,avvocato) sappiamo cosa è successo veramente”. Lo dice in una intervista al Corriere della Sera, Gabriele Gravina, presidente della Federcalcio che spiega anche la decisione di scegliere Luciano Spalletti come nuovo Ct della nazionale: “Ha vinto lo scudetto facendo emozionare Napoli e tutti quelli che amano il calcio, è una guida forte e sicura, ha esperienza e un gioco brillante. Ma soprattutto perché già alla prima telefonata, ha mostrato un entusiasmo contagioso”. E parlando della famosa clausola, Gravina ha detto che “all’inizio neppure sapevo dell’esistenza di questo documento, l’ho scoperto dai giornali. I nostri avvocati mi hanno rassicurato: potevamo parlare con lui, il resto è una questione tra Luciano e il suo vecchio club”. Tornando a Mancini, Gravina ha ricordato che con l’ex ct, hanno lavorato insieme “per cinque anni, impegnandoci reciprocamente per un progetto straordinario. Ho aspettato a parlare di questa storia – spiega – volevo sedimentare e riflettere. Volevo soprattutto risolvere la questione allenatore. Però, ora posso dirlo con sincerità: sono amareggiato. Ci sono rimasto male. Non porto rancore ma i tempi di questo divorzio mi lasciano perplesso. Roberto non ha mai detto che voleva andarsene. È stato fulmine a ciel sereno. Ho sentito parlare di dimissioni per la prima volta dalla moglie, Silvia Fortini, che è il suo avvocato, il giorno prima che arrivasse negli uffici della Federcalcio una pec formale. Considerati i rapporti personali avrei apprezzato di più se Mancini mi avesse espresso la sua volontà guardandomi negli occhi “. E aggiunge: “Non voglio alimentare ulteriori polemiche. Ma sono state dichiarazioni sconfortanti, inappropriate e offensive nei miei confronti. Fra noi c’era amicizia e professionalità. Non ho mai invaso il campo, mai suggerito un giocatore, mai ho chiesto la formazione. Non meritavo parole così. Non rinnego il rapporto di amicizia con Roberto, che ha sempre dimostrato stile. Spero riveda la sua posizione. Anzi, vado oltre e vi dico: chiamatelo perché non posso credere che si sia espresso così”. (AGI)
RED/MLD
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