Calcio: addio a Beckenbauer, ‘Kaiser’ diventato leggenda


Franz Beckenbauer, ‘Der Kaiser’, l’imperatore, diventato leggenda del calcio tedesco e mondiale, si è spento nel sonno all’età di 78 anni. Beckenbauer è morto ieri ma la notizia è stata resa nota oggi dalla famiglia all’agenzia di stampa tedesca Dpa. “È con profonda tristezza che annunciamo che mio marito e nostro padre, Franz Beckenbauer, è morto serenamente nel sonno ieri, domenica, circondato dalla sua famiglia – ha scritto la famiglia –. Vi chiediamo di poter piangere in silenzio e di astenervi dal fare domande”. A fine dicembre il fratello Walter aveva fatto trapelare che le condizioni di Franz non erano buone.
Franz Beckenbauer era nato l’11 settembre del 1945 a Monaco di Baviera e aveva vissuto la sua gioventù nell’appartamento al civico 6 della Zugspitzstrasse nel quartiere Giesing sopra al campo da calcio dell’Sc Monaco. Il giovane Franz era approdato nel Bayern Monaco a 14 anni restando dal 1959 al 1977. Con la squadra della sua città, Beckenbauer, difensore elegante e leggero dal fare gentile, ha vinto quattro campionati tedeschi (1969, 1972, 1973 e 1974), quattro Coppe di Germania (1966, 1967, 1969 e 1971), tre Coppe dei Campioni (1974, 1975, 1976), una Coppa delle Coppe (1967) e una Coppa Intercontinentale nel 1976 contro i brasiliani del Cruzeiro. In bacheca anche due Palloni d’Oro, quello del 1972 e 1976. Nel 1977, ormai trentaduenne e considerato a fine carriera, passò ai Cosmos New York, dove rimase per tre stagioni vincendo tre campionati nordamericani (1978, 1979, 1980). Rientrato in patria nel 1980, giocò ancora due anni con l’Amburgo, con il quale conquistò un campionato (1982), per poi concludere la carriera nuovamente con i Cosmos nel 1983. Con la nazionale della Germania Ovest il debutto il 26 settembre del 1965 pochi giorni dopo il ventesimo compleanno. L’occasione la partita di qualificazione ai Mondiali del 1966 contro la Svezia. Con la ‘Mannschaft’, Beckenbauer ha disputato 103 partite segnando 14 goal. Due le sfide contro l’Italia: il difensore bavarese era tra gli undici titolari della storica semifinale dei Mondiali del 17 giugno del 1970 ribattezzata ‘Italia-Germania 4-3’. Ha indossato la fascia di capitano della nazionale tedesca ininterrottamente dal 29 marzo del 1972 fino all’ultima partita, l’amichevole contro la Francia del 23 febbraio del 1977. In mezzo l’apoteosi per aver vinto il titolo mondiale il 7 luglio del 1974 nella sua Monaco di Baviera nella finale contro l’Olanda (2-1). Con la nazionale ai Mondiali anche un argento nel 1966 in Inghilterra e un bronzo nel 1970 in Messico. Beckenbauer conquistò il titolo europeo nel 1972 in Belgio e l’argento nel 1976 in Jugoslavia. I suoi compagni storici, il portiere Sepp Maier ma anche Paul Breitner e soprattutto Gerd Mueller. Nel settembre del 1984 dopo l’uscita della Germania nel turno preliminare degli Europei, venne nominato commissario tecnico della nazionale anche senza licenza di allenatore portandola a due finali mondiali consecutive, la prima (1986) persa contro l’Argentina, e la seconda (1990) nella quale si prese la rivincita su Diego Armando Maradona e compagni all’Olimpico di Roma. Due mesi dopo il trionfo a Italia ’90, Franz Beckenbauer si dimise, non senza lasciare al suo successore Berti Vogts il pesante fardello di rivendicare l’invincibilità. Il ‘Kaiser’ diventato ormai allenatore di fama internazionale, nel ‘90 allenò per alcuni mesi l’Olympique Marsiglia per poi ritornare nel suo amato Bayern. La federazione tedesca ha sfruttato il carisma e la genialità poliglotta di Beckenbauer nella candidatura ai Mondiali del 2006. Successivamente, anche a seguito di accuse nei confronti sull’assegnazione della kermesse iridata alla Germania con tanto di procedimenti giudiziari (poi finiti in prescrizioni), si era ritirato in Austria, nel Salisburghese, e da alcuni anni non era più apparso in pubblico. (AGI)
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