“I cittadini premiano i progetti di intesa tra le forze di opposizione, frutto non di alchimie di palazzo ma di una convergenza che si va consolidando nelle aule parlamentari quanto nelle piazze”, si legge in una nota dei Cinque Stelle: “È questo un dato che conforta e incita a continuare – pur nel rispetto delle diversità e differenti identità – a lavorare per costruire l’alternativa al governo Meloni”. La necessità di richiamare il “rispetto delle diversità e delle reciproche identità” è una spia che qualche diffidenza fra Pd e M5s permane nonostante la soddisfazione per il risultato elettorale. D’altra parte lo ‘strappo’ di Bari, dove Conte “ha voluto ritirare il suo candidato Laforgia dalle primarie di coalizione nonostante le inchieste pugliesi non toccassero la giunta Comunale” – come sottolinea un esponente Pd di primo piano – risale ad appena due mesi fa e provocò forte irritazione al Nazareno. L’altro segnale ‘nazionale’ per i dem è la bocciatura delle riforme del governo Meloni. Soprattutto le vittorie del Sud rappresentano per Schlein e i suoi “un segnale contro l’Autonomia”, come sottolineano le prime linee dem. I cittadini hanno punito l’arroganza della destra e nel sud bocciano inequivocabilmente l’autonomia che spacca il paese. Viva l’Italia delle migliaia di campanili, ma uniti e solidali”, spiega Chiara Braga, capogruppo a Montecitorio. “Dal secondo turno delle elezioni amministrative arrivano segnali incoraggianti. È un voto che premia la qualità delle nostre proposte, ma personalmente credo anche che sia un voto per dire no a progetti scellerati come autonomia differenziata e premierato”, sottolinea l’ex ministro Roberto Speranza. “Una vittoria con 40 punti di scarto e dopo la nutrita presenza in città di esponenti del Governo nazionale, non può essere derubricata a vicenda locale”, rimarca Alberto Losacco, deputato Barese del Pd: “C’è, da parte della città, un forte messaggio contro l’autonomia differenziata e quella classe dirigente meridionale connivente con il disegno leghista dello spacca-Italia”, conclude Losacco. “Da qui può partire il riscatto della Basilicata e la battaglia di tutto il Sud che dice no all’assurda riforma dell’autonomia differenziata voluta da questo governo”, chiosa Vincenzo Amendola. E’ la lettura che fa sperare chi si sta spendendo per la raccolta firme del referendum. Un partita che vede ricomposto il campo dell’opposizione nella sua interezza, Azione e Italia Viva comprese. “Faremo un seminario su questi temi, autonomia e premierato”, annunica Matteo Renzi: “E vedremo se ci saranno le firme per fare nel 2025 un referendum abrogativo”. Per arrivare al referendum, le opposizioni sono decise a puntare anche sulle regioni: “Immaginiamo sia percorribile anche la strada del referendum da cinque consigli regionali, perché il referendum può essere proposto anche dalle regioni”, spiega Andrea Giorgis. Un giro di telefonate che si fa via via più fitto con il sedimentarsi dei dati dei ballottaggi. La segretaria del Pd, Elly Schlein, chiama personalmente Sara Funaro, Vito Leccese, Vittoria Ferdinandi per complimentarsi personalmente per le vittorie, rispettivamente, a Firenze, Bari e Perugia. “Una vittoria storica per il Partito democratico e il campo progressista”, dice la leader dem, “abbiamo vinto in tutti e sei i capoluoghi di regione, strappandone tre alla destra e con tre nuove sindache. Da Firenze a Bari, da Campobasso a Perugia, da Potenza a Cagliari. E’ inquivocabile: le città hanno bocciato la destra che governa e mandato un messaggio chiaro a Gorgia Mleoni: basta tagli alla sanità, basta ai salari bassi e no alla autonomia differenziata”. Il centrosinistra si conferma nelle grandi città, ma perde a Rovigo, dove governava, e Lecce, altra città che passa al centrodestra. Complessivamente, il segnale politico che arriva al polo progressista un incoraggiamento ad andare avanti sul sentieri dell’unità e una “bocciatura” alle riforme del governo Meloni. “Con la vittoria del centrosinistra a Potenza con Vincenzo Telesca, la destra leghista perde un fortino”, segnala l’ex ministro Vincenzo Amendola che si complimenta con il neosindaco di Potenza, Vincenzo Telesca. E, ancora, il centrosinistra si afferma a Cremona – dove Andrea Virgilio stacca per soli 19 voti lo sfidante di centrodestra – e in altri sei comuni lombardi. Ma è a Perugia che il fronte dell’opposizione guarda con maggiore soddisfazione. “Se si vince a Perugia si vince in Umbria”, ragiona un esponente della segreteria Pd. La data delle elezioni umbre non è ancora nota, ma la speranza è che si possa replicare lo schema visto a Perugia, dove una coalizione larga d centrosinistra ha eletto Vittoria Ferdinandi. “Soffia un vento di cambiamento in Umbria, un chiaro avviso di sfratto alla destra dopo anni di malgoverno”, sottolinea Anna Ascani del Pd mentre il leader di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni, si augura di poter mettere in campo “un progetto credibile di alternativa per cambiare l’Italia e per renderla migliore di quello che è oggi. Noi ci siamo”. Perugia, dunque, è il laboratorio a cui guardare per tenere insieme Pd, Avs e Movimento 5 Stelle. Tra i dem c’è la consapevolezza che le difficoltà vissute dal partito di Giuseppe Conte non agevolino il lavoro in questo senso, ma i segnali che arrivano dal Movimenti sono incoraggianti. (AGI)