Brasile: da paura a orgoglio, boom indigeni +90% in 12 anni


(AGI) – Roma, 7 ago. – In base al censimento pubblicato oggi, in Brasile è aumentato del 90% il numero di persone che si autodichiarano indigene rispetto ai dati risalenti a 12 anni fa. Secondo l’Istituto brasiliano di geografia e statistica (Ibge), i brasiliani che si identificano come indigeni sono passati da 896.917 a 1,69 milioni.

Una crescita rapida e significativa attribuita alle lotte per ottenere diritti, visibilità e rappresentanza politica portate avanti da un movimento indigeno organizzato, dopo decenni di paure e stigmatizzazione, ora trasformate in consapevolezza e orgoglio per la propria identità.

“Tutto ciò ha creato uno scenario molto più favorevole per gli indigeni in termini di diritti legali e ordine pubblico”, ha riferito João Pacheco de Oliveira, professore di antropologia presso l’Università Federale di Rio de Janeiro (UFRJ). Si stima che circa 5 milioni di indigeni vivessero nei territori poi battezzati come Brasile quando arrivarono gli invasori portoghesi nel 1500. Decimati prima da malattie, guerre e schiavitù, e più recentemente dall’oppressione statale e da una politica di incrocio di razze che di fatto ha cancellato le esperienze indigene, la popolazione nativa era ufficialmente scesa a poche centinaia di migliaia alla fine del XX secolo. “C’era una tendenza da parte dei popoli indigeni a negare la propria identità, a proteggersi dal razzismo, dalla violenza storica, dalle politiche etnocide”, ha detto al Guardian Rosani Kamury Kaingang, ricercatrice indigena presso l’Università Federale del Pará, nota con il suo nome legale portoghese di Rosani de Fatima Fernandes.

La violenta posizione anti-indigena del precedente governo del presidente di estrema destra Jair Bolsonaro non è riuscita a frenare un processo di crescente apprezzamento per le culture e le cause indigene. “La questione degli indigeni ha guadagnato visibilità attraverso una lente positiva, e questo ha avuto un effetto su alcune persone che hanno iniziato a guardarsi allo specchio, a vedersi come indigeni e ad iniziare questo processo di rivendicazione della propria identità”, ha valutato Tarisson Nawa, studente di dottorato in antropologia sociale presso l’UFRJ e membro attivo del movimento indigeno. Alla base dell’identità indigena ci sono caratteristiche socio-culturali ma anche dei tratti fisici di cui, nell’ultimo decennio, un numero sempre crescente di brasiliani ha preso consapevolezza.

In alcune famiglie, nonni o parenti più anziani hanno rivelato le vere origini della propria famiglia, mai esplicitate prima per proteggerla da discriminazioni, razzismo ed emarginazione. Per molti degli indigeni di origine la propria identità è stata cancellata dalla stessa famiglia attraverso un processo di migrazione urbana, ma dopo rivelazioni significative e accurate ricerche, in molti hanno scoperto le proprie radici, le terre, la coltura e la comunità dei propri antenati, che di frequente appartengono a gruppi etnici considerati estinti dallo Stato. E’ successo a Miguel da Silva Guimarães, 58 anni, la cui famiglia lasciò la foresta amazzonica per la città di Belém quando era ancora bambino, in fuga dalla minaccia degli invasori terrestri. “Gli indigeni hanno imparato a giustificarsi come razza mista perché per molto tempo essere indigeni è stato sinonimo di essere pigri, buoni a nulla, selvaggi”, ha testimoniato Vahnessa de Oliveira Ferreira, guida turistica ed educatrice sociale che ora è orgogliosa di identificarsi come una donna trans indigena. (AGI)