Bonus edilizi bloccati dalle banche: Draghi sveglia, la nave affonda!


Finocchiaro “La notizia del blocco è di una gravità assoluta!”
di redazione.

Il blocco da parte delle banche dei crediti d’imposta spinge in maniera incontrovertibile il rischio default per le imprese
L’Italia sembra assomigliare sempre di più al Titanic. Da una parte ci sono coloro che litigano per fare il capitano/comandante e come soluzione dicono all’orchestra (nel nostro caso i media) di continuare a suonare per distrarli dai veri problemi economici e finanziari. I passeggeri, quelli più ricchi, alla fine troveranno pace e benessere. Gli altri, quelli poveri, i contribuenti, possono morire di bile.
Ed è così che l’orchestra suona musiche che parlano di tutto: guerra, pandemia, potere, sesso, utopia filosofica, tutto quello che possa distogliere l’attenzione da quello che in realtà sta succedendo. Nel frattempo, la nave affonda.
In attesa della conversione in legge del Decreto Aiuti, le banche non acquistano più crediti fiscali e le imprese cominciano a bloccare i cantieri dei condomini.
16 modifiche normative in due anni e mezzo non sono riuscite a bloccare la voglia di superbonus 110% da parte di contribuenti, professionisti e imprese, questi si impegnano nei progetti di superbonus e bonus facciate, con contratti già stipulati e fidandosi dello Stato, hanno avviato i lavori applicando lo sconto in fattura ai loro committenti.
Le 4 modifiche in 5 provvedimenti normativi al meccanismo di cessione del credito hanno ridotto il plafond disponibile per la compensazione, con la conseguenza che non si riesce più a trovare nessuno disponibile ad acquistare i crediti (soprattutto quelli indiretti frutto dello sconto in fattura).
Grave allo stato odierno la situazione della situazione per i condomini, con ponteggi montati da mesi e poche lavorazioni. Il legislatore è entrato in confusione totale. Cambia le regole ogni piè sospinto e genera confusione. La conseguenza è che avendo meno liquidità le imprese hanno dovuto mandare a casa molti operai (e i cronoprogrammi si sono dilatati) e i fornitori hanno cominciato a chiedere sempre più garanzie e meno crediti (con la conseguenza che i materiali non arrivano in cantiere), senza poi dimenticare l’aumento indiscriminato dei materiali che hanno fatto saltare tutte le previsioni di spesa.
Appropriata a questo punto la metafora della gara della canoa:
“Una società italiana ed una giapponese decisero di sfidarsi annualmente in una gara di canoa, con equipaggio di otto uomini. Entrambe le squadre si allenarono e quando arrivò il giorno della gara ciascuna squadra era al meglio della forma, ma i giapponesi vinsero con un vantaggio di oltre un chilometro. Dopo la sconfitta il morale della squadra italiana era a terra. Il top management decise che si sarebbe dovuto vincere l’anno successivo e mise in piedi un gruppo di progetto per investigare il problema. Il gruppo di progetto scoprì dopo molte analisi che i giapponesi avevano sette uomini ai remi e uno che comandava, mentre la squadra italiana aveva un uomo che remava e sette che comandavano. In questa situazione di crisi il management dette una chiara prova di capacità gestionale: ingaggiò immediatamente una società di consulenza per investigare la struttura della squadra italiana. Dopo molti mesi di duro lavoro, gli esperti giunsero alla conclusione che nella squadra c’erano troppe persone a comandare e troppe poche a remare.
Con il supporto del rapporto degli esperti fu deciso di cambiare immediatamente la struttura della squadra. Ora ci sarebbero stati quattro comandanti, due supervisori dei comandanti, un capo dei super visori e uno ai remi. Inoltre, si introdusse una serie di punti per motivare il rematore: “Dobbiamo ampliare il suo ambito lavorativo e dargli più responsabilità”. L’anno dopo i giapponesi vinsero con un vantaggio di due chilometri. La società italiana licenziò immediatamente il rematore a causa degli scarsi risultati ottenuti sul lavoro, ma, nonostante ciò, pagò un bonus al gruppo di comando come ricompensa per il grande impegno che la squadra aveva dimostrato. La società di consulenza preparò una nuova analisi, dove si dimostrò che era stata scelta la giusta tattica, che anche la motivazione era buona, ma che il materiale usato doveva essere migliorato.
Al momento la società italiana è impegnata a progettare una nuova canoa”.
Sull’argomento interviene in maniera chiara e decisa la Confedercontribuenti, senza peli sulla lingua:
“La notizia del blocco è di una gravità assoluta” – dichiara il suo presidente, Carmelo Finocchiaro, – “Serve già nelle prossime ore un intervento del governo che sblocchi la situazione con un Intervento straordinario di lancio di BTP poliennali per 100 miliardi, affinché si eviti la chiusura di oltre 40000 cantieri, il fallimento di 35000 imprese e la perdita di quasi 200.000 posti di lavoro e la crisi irreversibile di migliaia di liberi professionisti. Già lunedì potrebbe essere l’inizio di una pericolosa catastrofe”.
“Confedercontribuenti intende proseguire”, – prosegue Finocchiaro – “anche nella verifica delle responsabilità politiche e penali di chi ha portato a questa situazione. La fine dei bonus significa un duro colpo all’economia e alla già mancata crescita del pil”.
E mentre l’orchestra suona la nave affonda, Draghi balla nella stanza d’orata e ovattata dotata di tutti i conforti, 35mila le imprese artigiane sono a rischio fallimento e oltre 130mila i posti di lavoro a rischio nella filiera edilizia a causa del blocco della cessione dei crediti legati ai bonus edilizi. Un’impresa su due paga in ritardo i fornitori, il 30% rinvia tasse e imposte e una su cinque non riesce a pagare i collaboratori.
E l’Italia che va… in fondo al mar!