Bologna 40 anni dopo, l'indagine sui mandanti della strage 


A 40 anni dall’attentato più sanguinario della storia della Repubblica prende corpo la nuova inchiesta dalla Procura generale di Bologna sui mandanti, il tassello da sempre mancante per fare piena luce sulla strage del 2 agosto 1980 che fece 85 morti e oltre 200 feriti. Seguendo la ‘pista’ dei soldi, i pg hanno dato un nome a quelle che ritengono le quattro ‘menti’ della strage.

Così, da morti, sono stati accusati Licio Gelli, maestro venerabile della loggia massonica P2, e Umberto Ortolani come mandati-finanziatori; l’ex capo dell’ufficio Affari riservati del ministero dell’Interno Federico Umberto D’Amato indicato come mandante-organizzatore; Mario Tedeschi, direttore della rivista “Il Borghese” ed ex senatore dell’Msi considerato organizzatore per aver coadiuvato D’Amato nella gestione mediatica della strage – preparatoria e successiva – nonché nell’attività di depistaggio delle indagini.

Condanne in via definitiva

Quattro nomi che compaiono nella richiesta con cui la Procura generale (maggio scorso) ha chiesto il giudizio (l’udienza davanti al gup non è stata ancora fissata) per l’ex primula nera di Avanguardia Nazionale, Paolo Bellini ritenuto tra gli esecutori della strage.

Strage per cui sono già stati condannati in via definitiva gli ex Nar Valerio Fioravanti, Francesca Mambro, Luigi Ciavardini e in primo grado (gennaio scorso), Gilberto Cavallini.

I pg per dare un volto ai presunti mandanti hanno fatto accertamenti su diversi conti correnti, anche all’estero, seguendo ‘il denaro’. Flussi di soldi, cinque milioni di dollari – questa l’ipotesi degli inquirenti – partiti da conti svizzeri riconducibili a Licio Gelli poi utilizzati per finanziare, organizzare l’attentato e successivamente per depistare le indagini.

Per mesi gli inquirenti hanno scandagliato gli atti del processo sul crac del Banco Ambrosiano concentrandosi, mano a mano che avanzava l’inchiesta (un terabyte di atti giudiziari) non solo su chi agì materialmente ma sul sistema di potere – la loggia massonica P2 e gli apparati deviati dello Stato – che prima avrebbe organizzato e finanziato l’attentato e poi avrebbe cercato di ostacolare le indagini.

Certo, poiché si tratta di persone decedute, la posizione dei presunti mandanti-finanziatori-organizzatori, indicati dai pg, sarà archiviata ma per i parenti delle vittime si tratta già di un passo significativo in avanti verso una piena verità. Lo testimonia anche il testo scelto dall’Associazione per il manifesto simbolo del 40esimo anniversario dell’esplosione alla stazione: “La strage è stata organizzata dalla loggia massonica P2, protetta dai vertici dei servizi segreti italiani, eseguita da terroristi fascisti”.

La Procura generale di Bologna aveva avocato a sè l’inchiesta sui mandanti nell’ottobre del 2017 dopo che la Procura ordinaria aveva chiesto l’archiviazione del fascicolo. Le indagini sono state condotte dalla guardia di finanza, dalla digos e dal Ros. L’inchiesta era partita da una corposa memoria difensiva presentata alla procura di Bologna dai legali dell’Associazione dei familiari delle vittime del 2 agosto.

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Fonte: cronaca agi