BoJo tira dritto sulla Brexit. Replica della Ue: "Pacta sunt servanda"


AGI – Sempre più nubi si addensano sul negoziato tra Gran Bretagna e Ue per la Brexit: Londra insiste che potrebbe fare una parziale marcia indietro sugli impegni assunti e il governo Johnson ha presentato il progetto di legge che in parte “rivede” alcuni passaggi sottoscritti quasi un anno fa. In un clima di forte irritazione e preoccupazione, la Commissione europea ha convocato una riunione straordinaria urgente della commissione mista sull’attuazione dell’Accordo di recesso perché Londra chiarisca.

Ma intanto il tempo stringe: nonostante il pessimismo che aleggia sull’esito del negoziato, c’è ancora spazio per un riavvicinamento ma il tempo per chiudere un accordo è sempre più limitato e le possibilità che il dialogo deragli sono alte. L’Internal Market Bill’ pubblicato dal governo britannico riguarda il mercato interno britannico e modifica in particolare il protocollo nordirlandese che mira ad evitare il ritorno di un confine ‘duro’ tra l’Irlanda del Nord, che fa parte del Regno Unito, e la Repubblica d’Irlanda, che fa parte dell’Unione europea, al termine del periodo transitorio post-Brexit, durante il quale il Regno Unito rimane soggetto alle norme europee.

Martedì è stato lo stesso segretario di Stato britannico per l’Irlanda del Nord, Brandon Lewis, a riconoscere che il testo “viola il diritto internazionale”. Molto dure le reazioni di Bruxelles. La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, si è detta molto preoccupata ed esattamente come il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, ha fatto ricorso al latino per ricordare che ‘pacta sunt servanda’, i patti si rispettano, e questo è “la base per future, prospere relazioni”.

Criticato da parte degli stessi Tory e anche dall’ex capo del governo, Theresa May, Boris Johnson ha difeso il suo progetto davanti ai deputati durante la sessione settimanale del ‘question time’ e ha chiesto loro di appoggiarlo: il testo mira a “garantire la fluidità e la sicurezza del nostro mercato interno britannico”, ha assicurato. “La legge difenderà i posti di lavoro”, ha insistito, “assicurerà la crescita e renderà possibile il funzionamento e la sicurezza del mercato interno britannico”.

Il testo originale, il Protocollo dell’Irlanda del Nord, mira a garantire l’assenza di un confine fisico tra l’Irlanda del Nord e la Repubblica d’Irlanda, membro dell’Ue, e ad evitare il riemergere delle tensioni nella regione ha vissuto trent’anni di sanguinose tensioni fino alla firma dell’Accordo di Pace del Venerdì Santo nel 1998.

Il ritorno dei controlli doganali fa temere nuovi disordini nella provincia britannica. Ma Johnson ha paura che “un’interpretazione estrema o irrazionale del protocollo” possa portare a un confine nel mare d’Irlanda “in un modo che – ha detto – sarebbe dannoso per l’interesse dell’accordo” e “pregiudizievole per gli interessi della pace nel nostro Paese”.

Più che irritati i partner europei. La Germania si è augurata che la Gran Bretagna rispetti “completamente” l’intesa sulla Brexit, ma la Francia ha fatto capire che si prepara a tutti gli scenari. Per tentare di correre ai ripari, la Commissione europea ha annunciato l’intenzione di convocare “al più presto” una riunione del comitato misto incaricato di supervisionare l’attuazione dell’accordo sul recesso affinché Londra “risponda ed elabori” in merito alle “forti preoccupazioni” espresse dall’Ue.

Secondo Maros Sefcovic, vicepresidente della Commissione per le relazioni interistituzionali , che presiede il comitato con il ministro del governo britannico Michael Gove, l’incontro dovrebbe essere di persona e ha sottolineato di essere “disponibile in qualsiasi momento”. Intanto a Londra va avanti (cominciato ieri e proseguirà fino a domani) l’ottavo round negoziale volto a regolare le relazioni future tra Gb e Ue alla fine della transizione di un anno iniziata al momento dell’entrata in vigore della Brexit.

Oltreché il meccanismo per evitare un confine con l’Irlanda, a ostacolare il progresso c’è il regime di sovvenzioni statali che il Regno Unito applicherà dopo la Brexit e anche la futura distribuzione delle quote di pesca. Il tempo stringe, Bruxelles vuole un accordo entro la fine di ottobre per consentire la ratifica in tempo e Johnson ha avvertito che si accontenta di un “no deal”. La riunione del Consiglio europeo del 15 ottobre è la data limite per raggiungere l’accordo o accelerare i preparativi per la ‘hard Brexit’, che avrebbe avuto luogo a questo punto a fine anno. 

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Fonte: estero agi