A innescare la nuova crisi nel Partito conservatore è stata l’inchiesta che doveva stabilire se BoJo avesse mentito al Parlamento sui party a Downing Street durante la pandemia di Covid-19. Prima che il Comitato Privilegi rendesse pubbliche le sue conclusioni al riguardo, subodorando che la commissione si preparava a raccomandare la sua sospensione da deputato, Johnson venerdì sera ha annunciato le sue dimissioni con effetto immediato. E annunciando il passo indietro ha lanciato bordate e fendenti sia contro il premier, sia contro il Comitato; poi ha chiesto tagli alle tasse aziendali e personali e sollecitato il partito a sfruttare meglio la Brexit. “Non sono il solo a pensare che ci sia una caccia alle streghe per vendicarsi della Brexit e alla fine ribaltare il risultato del referendum del 2016”, ha tuonato. “La mia sostituzione è stato il primo passo necessario e penso che ci sia stato uno sforzo concertato per riuscire a raggiungere questo obiettivo”. “Non dobbiamo avere paura di essere un governo conservatore”, ha aggiunto, accusando Sunak di avere tradito la sua eredità. “Dovremmo ricordarci che più di 17 milioni hanno votato per la Brexit. Perché abbiamo abbandonato passivamente la prospettiva di un accordo commerciale con gli Stati Uniti? Dobbiamo sfruttare al meglio la Brexit e dobbiamo farlo nei prossimi mesi con un’agenda pro-crescita e pro-investimenti”. E ha ricordato come il Partito conservatore, al momento della sua dimissione da leader conservatore, fosse in ritardo nei sondaggi “solo di una manciata di punti” e come “quella distanza si sia allargata in modo massiccio” dall’arrivo di Sunak a Downing Street, lo scorso ottobre. “Pochi anni dopo aver ottenuto la più grande maggioranza in quasi mezzo secolo, rischiamo chiaramente di perderla”, ha avvertito Johnson, che ha così sciorinato la sua ricetta per le prossime elezioni. “Il nostro partito ha urgente bisogno di ritrovare slancio e convinzione in ciò che questo Paese può fare”. Insomma, la vendetta è cominciata.
BoJo medita vendetta e costringe Sunak a test voto
A innescare la nuova crisi nel Partito conservatore è stata l’inchiesta che doveva stabilire se BoJo avesse mentito al Parlamento sui party a Downing Street durante la pandemia di Covid-19. Prima che il Comitato Privilegi rendesse pubbliche le sue conclusioni al riguardo, subodorando che la commissione si preparava a raccomandare la sua sospensione da deputato, Johnson venerdì sera ha annunciato le sue dimissioni con effetto immediato. E annunciando il passo indietro ha lanciato bordate e fendenti sia contro il premier, sia contro il Comitato; poi ha chiesto tagli alle tasse aziendali e personali e sollecitato il partito a sfruttare meglio la Brexit. “Non sono il solo a pensare che ci sia una caccia alle streghe per vendicarsi della Brexit e alla fine ribaltare il risultato del referendum del 2016”, ha tuonato. “La mia sostituzione è stato il primo passo necessario e penso che ci sia stato uno sforzo concertato per riuscire a raggiungere questo obiettivo”. “Non dobbiamo avere paura di essere un governo conservatore”, ha aggiunto, accusando Sunak di avere tradito la sua eredità. “Dovremmo ricordarci che più di 17 milioni hanno votato per la Brexit. Perché abbiamo abbandonato passivamente la prospettiva di un accordo commerciale con gli Stati Uniti? Dobbiamo sfruttare al meglio la Brexit e dobbiamo farlo nei prossimi mesi con un’agenda pro-crescita e pro-investimenti”. E ha ricordato come il Partito conservatore, al momento della sua dimissione da leader conservatore, fosse in ritardo nei sondaggi “solo di una manciata di punti” e come “quella distanza si sia allargata in modo massiccio” dall’arrivo di Sunak a Downing Street, lo scorso ottobre. “Pochi anni dopo aver ottenuto la più grande maggioranza in quasi mezzo secolo, rischiamo chiaramente di perderla”, ha avvertito Johnson, che ha così sciorinato la sua ricetta per le prossime elezioni. “Il nostro partito ha urgente bisogno di ritrovare slancio e convinzione in ciò che questo Paese può fare”. Insomma, la vendetta è cominciata.