Niente maxi-risarcimento alle Ferrovie. Salta in appello la sentenza che condannava gli ex componenti del Consiglio di Amministrazione a pagare oltre quattro milioni e mezzo di euro, somma data a titolo di indennità all’ex amministratore delegato Giancarlo Cimoli, quando decise di lasciare l’azienda per andare in Alitalia, ritenuta dalla Corte dei Conti assolutamente ingiustificata e fonte di un grave danno per Ferrovie e per l’azionista unico: il Ministero dell’economia di Euro 4.564.139 euro. Per la Corte dei Conti si trattò di uno sperpero di denaro e, ritenendo che tale “regalo” avesse rappresentato un danno notevole per le casse pubbliche, indagò, citò a giudizio e nel giugno 2010 condannò a risarcire l’ingente somma. I giudici di primo grado avevano parlato di illegittima irrogazione di indennità e di una somma “smodata e non dovuta”. La sentenza di condanna è diventata carta straccia. Per i giudici d’appello competente a decidere è il giudice ordinario. Sentenza annullata e addio risarcimento. Se Ferrovie vorrà provare a recuperare la somma dovrà promuovere un’azione di responsabilità in sede civile nei confronti degli ex membri del CdA. Cimoli intanto, dopo aver incassato i 4,5 milioni dalla spa dei treni, ne ha ottenuti altri tre anche andando via da Alitalia. Per Alitalia è accusato del crac della compagnia aerea, intanto nessuno risponderà dei soldi che ha percepito dalle Ferrovie dello Stato in danno dei contribuenti italiani denuncia la Confedercontribuenti.