Le voragini debitorie e le ragioni NO all’approvazione del Bilancio CIS SpA di Confedercontribuenti e Patto di sindacato
Roma 19 dicembre 2016 – Quasi 145 milioni di perdite. Debiti per 640 milioni di euro, cui vanno sommati i 140 di rosso del Vulcano Buono. Consistenze immobiliari “rottamate” che passano in soli 2 anni dal valore di oltre 28 milioni a quello attuale di 2,8 milioni.
Sono solo alcuni degli impressionanti numeri presenti nel Bilancio del CIS di Nola al 31 dicembre 2015, che la dirigenza chiede ai soci di approvare all’antivigilia di Natale, vale a dire nell’assemblea dei soci CIS convocata fra il 22 e 23 dicembre prossimi.
Un appuntamento per il quale preannunciano battaglia Confedercontribuenti e il Patto di Sindacato dei Soci CIS, da tempo in lotta per la riconquista dei diritti calpestati e della legalità dentro le macerie di quello che una volta veniva definito con enfasi il Distretto Nolano, ridotto ora ad un’unica, abissale voragine debitoria.
Insieme ad Emilio D’Angelo, presidente del Patto, sul suo blog preannuncia già un netto No all’approvazione del Bilancio, avanzando alcune proposte alternative (ad esempio il rinvio ad un’assemblea ordinaria), sul piede di guerra c’è in prima fila Confedercontribuenti guidata da Carmelo Finocchiaro, che nell’ultima settimana insieme al team di esperti ha passato al setaccio ogni elemento del documento contabile CIS, di cui il presidente Gianni Punzo ed i suoi vorrebbero l’approvazione sotto l’albero di Natale.
Difficile immaginare che il disco verde arrivi, possibile invece che più tempestivi giungano i provvedimenti della magistratura invocati da Confedercontribuenti: quella penale, che sul CIS è già al lavoro da qualche mese nelle stanze del P.M. partenopeo Maria Teresa Orlando; o la Corte d’Appello di Napoli, chiamata da un ricorso di Finocchiaro ad esprimersi sull’accordo capestro del CIS con le banche omologato dal Tribunale di Nola.
Perché i conti che non tornano, ed erano già tanti, diventano ancor più clamorosi attraverso le evidenze esposte in bilancio. «Nella relazione – interviene Carmelo Finocchiaro – leggiamo che lo scorso 5 settembre il CdA approva il progetto di bilancio. Con 142.000.000 di perdite e senza ancora aver presentato l’accordo di omologa. Il collegio sindacale stende la sua relazione il 5 dicembre. Qualcosa non funziona, perché il collegio dichiara di non avere ricevuto esposti e fatti significativi tali da farne menzione nella relazione. ‘Dimenticando’ che pende il ricorso contro l’omologazione in Corte d’Appello di Napoli. Un altro fatto gravissimo. La giurisprudenza consolidata – continua Finocchiaro – considera operazioni di grave imprudenza gli atti ad alto grado di rischio, privi di serie e ragionevoli prospettive di successo economico, avuto riguardo alla complessiva situazione dell’impresa, come la concessione di finanziamenti a società controllate o collegate in perdita».
Il riferimento è evidentemente a quei 38 milioni di euro dirottati in questi anni dalle casse del CIS a quelle di Interporto Campano sotto forma di finanziamento, proprio mentre le manovre a danno del CIS sterminavano le imprese dei soci fondatori, 30 dei quali venivano dichiarati falliti dal Tribunale di Nola su azione giudiziaria intentata esclusivamente dallo stesso CIS SpA.
«E’ chiaro – interviene D’Angelo – che la crisi finanziaria del CIS parte da molto, molto lontano e si chiama Interporto. Oggi è in discussione non solo il CIS ma tutto il distretto e, allora diciamolo con chiarezza. Non si tratta di approvare un bilancio disastroso del CIS ma di sacrificare il CIS al distretto basandosi su cifre che sono spaventose. Come si fa a spiegare che immobili tornati in possesso del CIS per un valore di bilancio di 39 milioni vengono svalutati, nel bilancio proposto all’approvazione, a 2,5 milioni, con una perdita di 36,5? Come lo spieghiamo a chi è fallito o a chi ha pagato sempre?».