Biden in trincea a Washington, il Congresso indaga sul caos in Afghanistan


AGI – Le truppe fuori, Joe Biden dentro. Il presidente che voleva chiudere la lunga guerra in Afghanistan, non immaginava di finire nella trincea di Washington. Il Congresso si appresta a mettere i funzionari dell’amministrazione sulla graticola per la disastrosa exit strategy. “Il caos era inevitabile” sostiene il capo della Casa Bianca, in affanno nel contenere una crisi che rischia di mettere a soqquadro tutta la sua agenda.

Accanto all’inevitabile, c’era l’evitabile. Quello che non è stato fatto e purtroppo anche quello che e’ stato fatto: il buco nero dell’intelligence, la scelta infausta della data del ritiro (durante la stagione dei combattimenti) nonostante il parere contrario dei generali – e a quanto pare anche degli alleati in sede di discussione Nato – le azzardate promesse fatte appena cinque settimane prima sulla tenuta delle forze afghane e dell’intero Paese smentite poi dai fatti, la mancanza di un piano per l’evacuazione dei civili americani, l’immagine di lui, solo a Camp David (dove era in vacanza), mentre i Talebani entravano a Kabul.

Imperdonabilmente evocativa è la scena dell’elicottero sull’ambasciata statunitense nella capitale afghana, come durante la fuga da Saigon nella primavera del 1975 che segnò la ritirata dal Vietnam. La condanna dei media americani, anche di quelli amici, è stata unanime. Il New York Times ha definito “umiliante l’atto finale dell’esperimento americano in Afghanistan” accusando Biden di incompetenza, così come il Washington Post che ha lo ha giudicato “deludente”.

Il Wall Street Journal si è scagliato contro il discorso di Biden che ha contraddetto il principio del “nation building”, che ha dichiarato di non voler ripetere gli errori del passato e scaricato le colpe sugli afghani e sul suo predecessore, Donald Trump. Il giornale ha dipinto l’intervento di Biden come “uno dei più vergognosi della storia di un comandante in capo che presiede il ritiro delle sue forze armate”.

La Casa Bianca ha tentato di correre ai ripari. Il presidente è tornato a Washington e si fa vedere quotidianamente con il suo Consiglio di sicurezza nazionale. Il tentativo di rassicurare democratici e repubblicani (oltre che gli alleati nel mondo che si sentono traditi) non ha impedito l’avvio di tre indagini da parte di tre commissioni della Camera a guida democratica: Esteri, Forze Armate e Intelligence.

La commissione Esteri ha già invitato a testimoniare il segretario di Stato Tony Blinken e il capo del Pentagono Lloyd Austin. “La situazione in Afghanistan si sta evolvendo rapidamente, e’ imperativo che l’amministrazione fornisca ai parlamentari e al popolo americano chiarimenti sulla strategia”, ha spiegato il presidente del panel, Gregory Meeks, deputato dem di New York. Anche la commissione Forze Armate della Camera, guidata dal dem Adam Smith (che pure ha detto di appoggiare la decisione di Biden) “sta organizzando audizioni a porte chiuse” per avere informazioni in particolare sui piani di evacuazione degli americani.

Al Senato sono previste audizioni in due commissioni sui negoziati con i Talebani dell’amministrazione Trump, sebbene non siano state date indicazioni sui tempi e su chi sara’ ascoltato (il Senato è chiuso fino a metà settembre per le vacanze).

I leader Gop di Senato e Camera, Mitch McConnell e Kevin McCarty, hanno chiesto a Biden un briefing con la “Gang of Eight” (i quattro leader del Congresso e i capi delle commissioni Intelligence). La Speaker Nancy Pelosi ha messo in agenda tre briefing: uno domani, non secretato, via telefono con tutti i deputati; uno in presenza, coperto da segreto, per martedì alle 10:30; il terzo con la “Gang of Eight”. Pelosi ha inoltre annunciato che la commissione Esteri della Camera avrà un incontro ad alto livello con funzionari della Casa Bianca all’inizio della prossima settimana.

La famiglia democratica è in piena ebollizione, Nancy Pelosi è l’alleato più importante per Biden. I democratici avevano appoggiato a maggioranza il piano di ritiro delle truppe dall’Afghanistan, ma con la fulminea ascesa dei Talebani al potere hanno preso le distanze perché “All politics is local”, tutta la politica è locale in America e devono rispondere agli elettori degli Stati che rappresentano sui cittadini rimasti intrappolati nel Paese.

Il passo falso di Biden ha offerto il fianco ai repubblicani che chiedono le dimissioni dei vertici della Difesa e della sicurezza. L’Afghanistan dominato dai Talebani è visto come un porto sicuro per al Qaeda e altre organizzazioni terroristiche. Il rischio di un attentato, un colpo all’America, con l’11 settembre alle porte, per Biden sarebbe una disfatta. La Casa Bianca sta chiamando a raccolta gli alleati, Boris Johnson è quello più attivo, dopo aver criticato il ritiro (“ha accelerato la caduta dell’Afghanistan”) gli ha teso la mano. C’è una missione in corso: salvate il soldato Biden.

Source: agi