Bce e tassi, Lagarde pronta all’annuncio


Un articolo di Reuters ha messo in evidenza che lo spread BTP-Bund continua a puntare verso il basso (così è anche nella giornata di oggi).
Nessuno scossone neanche sugli altri titoli di stato dell’area euro, tutt’altro: ieri i tassi dei Bund a 10 anni sono capitolati di 9 punti base, riportando la flessione giornaliera più importante dal 31 gennaio scorso, al 2,293%, e scivolando così al minimo dalla metà di febbraio.
Notevole il dietrofront rispetto ad appena qualche giorno fa, esattamente da giovedì scorso 29 febbraio, quando i rendimenti dei Bund a 10 anni avevano toccato il valore massimo da novembre, salendo fino al 2,513%.
A innestare la retromarcia nella giornata di ieri sono stati anche i tassi dei Bund a 2 anni, quelli più sensibili alle aspettative di politica monetaria, che sono scesi di 6 punti base, al 2,83%.
E a fare un passo indietro ieri sono stati anche i tassi dei BTP a 10 anni, lasciando sul terreno ben 12 punti base al 3,70%.
Risultato: lo spread BTP-Bund a 10 anni ha segnato una flessione fino a 135 punti base, nuovo minimo dal febbraio del 2022.
“Non prevediamo nessun cambiamento in arrivo dalla Bce, questa settimana, ma il mercato guarderà a qualsiasi indizio relativo alla possibilità di un taglio nella riunione di aprile – ha commentato Mohit Kumar, capo economista della divisione di Jefferies sull’Europa, in una nota riportata da Reuters – anche se noi continuiamo a prevedere un taglio dei tassi nel mese di giugno sia da parte della Bce che da parte della Fed”.
Manca poco al secondo grande annuncio della Bce di Christine Lagarde del 2024 sui tassi di interesse dell’area euro e, in generale, sulle decisioni di politica monetaria che intende adottare.
Ormai ci siamo: domani giovedì, 7 marzo, il Consiglio direttivo della Banca centrale europea si riunirà per valutare il da farsi.
Nel frattempo, lo spread BTP-Bund a 10 anni scende, puntando su una strategia della Bce che prima o poi sarà costretta a farsi dovish attraverso più tagli ai tassi di interesse dell’area euro. Magari non come si sperava fino a poco tempo fa, ma comunque inevitabili.
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Bce e taglio tassi: il mese più probabile in cui Lagarde farà la grande mossa
Fermo restando che la Bce, a meno di improvvisi shock, è destinata a tagliare i tassi dell’area euro, la domanda è: quando sarà annunciata la prima sforbiciata del costo del denaro dell’Eurozona?
Chi spera nel primo taglio dei tassi da parte della Bce dopo la sfilza di rialzi degli ultimi due anni, va detto, deve attendere ancora un po’.
Se tutto andrà bene, il mese in cui Lagarde si deciderà a tagliare per la prima volta i tassi dell’area euro dopo ben 10 strette monetarie consecutive, varate dal luglio del 2022 fino al settembre del 2023, dovrebbe essere infatti giugno:
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solo allora la Bce, dopo aver ottenuto informazioni sul trend dei salari dell’Eurozona relativo al primo trimestre del 2024, potrebbe convincersi a fare la mossa tanto attesa dai mercati e dai cittadini del blocco.
Per questa imminente riunione di giovedì 7 marzo, le attese degli economisti sono dunque, così com’era stato in vista del primo atto sui tassi del 2024 del 25 gennaio scorso, per un nulla di fatto.
Ciò significa che i tassi sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale saranno lasciati invariati al 4,50%, al 4,75% e al 4,00%, dopo l’ultima stretta monetaria che risale al meeting di settembre.
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Nessun taglio ma anche, ormai, nessun rialzo in vista, dal momento che la Bce è riuscita a far scendere il tasso di inflazione dell’area euro dal 10,6% del 2022, anno in cui il mondo intero è stato messo sotto assedio dal trauma della fiammata dei prezzi – successivo all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia – al 2,6% di febbraio di quest’anno, come è emerso dalla pubblicazione dell’indice CPI (indice dei prezzi al consumo) di venerdì scorso.
Il calo dell’inflazione dai massimi testati nel 2022 non ha però convinto ancora la presidente della Bce, visto che il tasso rimane superiore al target ideale fissato dall’Eurotower, pari al 2%.
In un momento in cui Lagarde continua a essere travolta dalle critiche proprio a causa della sua ostinazione a non tagliare ancora i tassi, va detto tuttavia che diversi sono gli economisti che stanno difendendo la sua decisione.
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Da un sondaggio lanciato di recente da Bloomberg è emerso infatti che gli economisti intervistati si sono trovati d’accordo con i falchi della Bce, avvertendo che tagliare i tassi di interesse troppo presto sarebbe un errore peggiore rispetto all’alternativa di tagliare i tassi troppo tardi.
Non solo tassi: focus sui BTP con la road map dell’altro QE
Non solo tassi, però.
L’attenzione degli operatori è rivolta anche a quel bazooka monetario rimasto anche in tempi di inflazione massima dell’Eurozona, che la Bce sta tuttora utilizzando:
il PEPP (noto anche come l’altro QE o, più nello specifico, QE pandemico, visto che è stato sfornato dalla Bce di Lagarde ai tempi più drammatici della pandemia Covid-19).
Con il suo ultimo atto del 2023, infatti, Lagarde ha illustrato la road map per decretare la fine di questo strumento, con cui ha continuato a fare incetta dei titoli di stato dell’area euro, e nel caso dell’Italia dei BTP, in questi ultimi mesi, anche a seguito dell’annuncio del QT (che ha ribaltato il QE tradizionale).
La road map è stata confermata nel corso dell’ultima riunione di fine gennaio dell’Eurotower.
La notizia della fine dei giochi anche di questa altra arma anti-crisi della Bce, va detto, finora non ha avuto alcun effetto negativo sullo spread BTP-Bund a 10 anni, che ha anzi continuato, in queste ultime settimane, a puntare verso il basso, fino a precipitare al nuovo minimo in due anni nella sessione di venerdì scorso.
I BTP sono stati blindati anche dai giudizi positivi arrivati comunità degli analisti.
In particolare un outlook positivo sullo spread BTP-Bund è stato annunciato dagli analisti di Citi Research e, anche, da quelli di Société Générale, a dispetto della decisione di Lagarde di staccare la spina PEPP che, secondo alcuni esperti, avrebbe tra l’altro finito con il gonfiare il valore dei titoli di stato italiani.
Tra questi va ricordato sicuramente Robin Brooks, capo economista @IIF, ovvero dell’Institute of International Finance ed ex capo strategist forex di Goldman Sachs, che più volte aveva ricordato come l’Italia fosse dipendente proprio da questo ultimo bazooka della Bce.
Con un post su Twitter, Brooks si era così espresso:
La Bce al momento sta utilizzando i titoli governativi tedeschi in scadenza per reinvestire quelle somme in titoli governativi italiani. E questo, di fatto, significa che il QE della Bce sta andando avanti a favore dell’Italia (e in modo decisamente inferiore a favore della Spagna), mentre il QT è in atto in Germania. E significa, anche, che sono i rendimenti tedeschi che riflettono i veri rendimenti di mercato. Non l’Italia”.
Brooks ha ribadito più volte il problema dell’enorme debito di tutta l’area euro in altri tweet, con cui ha ricordato anche il grande favore che, a dispetto delle
Il tweet che mette sull’attenti i BTP e l’Italia di Meloni
Allo stesso tempo, per quanto l’Italia si sia messa in evidenza in questi ultimi mesi con la grande manifestazione di fiducia che gli investitori internazionali e gli stessi risparmiatori italiani hanno continuato a dare ai suoi BTP – esempio illustre di questo ultimo caso è il boom di ordini scattati la scorsa settimana per il BTP Valore, giunto alla sua terza edizione, tanto caro al governo Meloni – , in attesa della Bce un attenti è stato lanciato nelle ultime ore da un grafico che è stato pubblicato su Twitter da Philipp Heimberger @heimbergecon, ricercatore del Vienna Institute for International Economic Studies (@wiiw_ac_at).
Ebbene, dal tweet e dal grafico è emerso che la Bce di Christine Lagarde, di fatto, “non è più acquirente netto” dei debiti pubblici dell’area euro.
Il riferimento è a quei programmi con cui l’Eurotower ha fatto da scudo per anni ai debiti dell’Eurozona, non solo attraverso il PEPP, ma anche e soprattutto con lo strumento “Public sector purchase programme (PSPP)”, costola di quel primo vero bazooka monetario che venne lanciato la prima volta alla metà del 2014 dall’allora presidente della Bce ed ex presidente del Consiglio Mario Draghi, ovvero dell’ “Asset purchase programme (APP)”.
APP o PPA in italiano è il termine tecnico per indicare il programma di QE (Quantitative easing), con cui la Bce ha fatto per tanti anni incetta di BTP e di altri bond dell’area euro.
Dal grafico emerge che proprio i BTP sono i titoli di stato che la Bce sta smobilizzando al ritmo più veloce tra i titoli di debito dell’area euro presenti nel suo portafoglio, dopo i titoli del Portogallo.
D’altronde non è più tempo di QE, ma del suo opposto, il QT, Quantitative Tightening, ansia perenne soprattutto per i titoli di stato italiani.
La Bce blinda i BTP oppure no? Il dibattito
Il grafico ha acceso un dibattito tra Daniel Kral, economista della divisione macro dedicata all’Europa di OxfordEconomics, e lo stesso Robin Brooks.
Proprio citando gli smobilizzi dei BTP da parte della Bce, nell’ambito del piano PSPP, Kral ha fatto notare all’ex Goldman Sachs che la Bce, alla fine, non starebbe proteggendo così tanto l’Italia, visto che gli smobilizzi dei BTP sono partiti e anche da un bel po’, con la fine del QE tradizionale.
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“E’ un po’ che la Bce non è acquirente netto del debito pubblico italiano”, ha scritto Kral.
Va detto che il tweet di Robin Brooks, tuttavia, non si riferiva al piano APP, ma a quello PEPP, ergo al QE pandemico.
Tornando alla questione tassi dell’area euro, nelle ultime settimane, sulla scia dei continui attenti all’inflazione lanciati puntualmente dalla presidente della Bce Lagarde, le speculazioni dei mercati sull’arrivo imminente dei tagli ai tassi si sono a dir poco smorzate.
Bce, taglio tassi: su cosa scommettono i mercati

di Laura Naka Antonelli – fonte: https://www.finanzaonline.com/notizie/bce-tassi-lagarde-spread-btp-bund