Barbero racconta re ‘stupor mundi’,”separare fatti da leggende”


Barbero non abbandona il suo stile neanche quando il rettore della Federico II, Matteo Lorito, lo definisce un “esperto d’eccezione” per raccontare la storia di colui che ha fondato l’ateneo. “Mi danno un po’ fastidio quelli che prima di cominciare si dilungano in tanti ringraziamenti”, ironizza, ma si definisce comunque “onorato” per il compito cui è stato chiamato.
Sorridono i ragazzi che occupano i 1.300 posti della sala, ma anche le diverse centinaia di persone che assistono alla lezione sedute per terra, o nel foyer del teatro, dove è stato allestito un maxischermo per venire incontro alle tante richieste. Il racconto parte dalla celebre espressione ‘stupor mundi’, che accompagna la fama di Federico, anche per la sua sconfinata curiosità intellettuale.
“L’unico cronista che usa questa espressione è un monaco inglese, contemporaneo di Federico – precisa Barbero – e scrive ‘principum mundi maximus’, ovvero il più grande dei sovrani del mondo, ma anche ‘stupor quoque mundis’, la meraviglia del mondo”. Federico è “uno che ha cambiato le ose e che ha lasciato il segno”, sottolinea lo storico di origini torinesi, ma la sua grandezza portò qualcuno a considerarlo anche un ‘anti-Cristo’, colui che “commetterà orrori inimmaginabili e farà capire alla gente che Cristo sta per tornare e che il mondo sta per finire”. Barbero evidenzia come “tutti i sovrani abbiano fatto delle leggi”, ma “la complessità e la raffinatezza di Federico stanno una spanna sopra gli altri. Crea dal nulla un’università a Napoli. Gli altri le sostenevano ma non le avevano create. È stato il primo re ad accorgersi che i sudditi andavano a studiare nelle università degli altri e che uno Stato non può non avere un’università al suo interno”.
Federico è “un personaggio chiaramente più grande del reale – riassume Barbero – nonché una delle più grandi personalità della sua epoca. Non è un uomo di un’altra epoca, ma un grande uomo del suo tempo”.
Al termine della lezione, durata circa un’ora e mezza, gli sguardi e i commenti dei ragazzi raccontano che l’obiettivo è stata centrato. Chi lo ammira da anni, come Matteo, che prova a seguire tutti i suoi incontri pubblici, è entusiasta. Ma lo è anche Federica, che di Barbero aveva ascoltato solo alcuni podcast e che, dopo averlo visto di persona, si dice “intrigata” dalla sua capacità di raccontare e di leggere la storia. “Avete visto com’è difficile separare i fatti dalle leggende, che poi è il nostro mestiere. Di fronte a una figura di queste dimensioni, poi, il nostro mestiere diventa un compito ingrato”. Alessandro Barbero scherza con le migliaia di ragazzi che hanno gremito il teatro San Carlo di Napoli Federico II, raccontando il re ‘stupor mundi’ quel Federico II che volle prorio a Napoli la più antica università pubblica al mondo. Una lezione organizzata nell’ambito degli eventi per celebrare proprio gli 800 anni dalla nascita dell’ateneo che si chiama come lui.
Tra aneddoti, cronache della storia del tempo e qualche passaggio ironico, lo storico e scrittore cattura l’attenzione dei quasi 2.000 giovani presenti, confermando la sua fama di grande divulgatore e coinvolgendo dall’inizio alla fine i presenti. “E’ difficile questa operazione – dice Barbero in chiusura della sua lezione, che si intitola proprio ‘Federico II tra storia e leggenda’ – ma ci salva il fatto che anche le leggende, quando la gente ci crede, diventano fatti storici. È un fatto interessantissimo che la gente ci creda e si immagini così un personaggio come Federico II, con il quale siamo a livelli record di mitizzazioni, di una figura sdoppiata in così tanti modi”. (AGI)
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