Bankitalia: il peso del fisco si sposti su consumi e rendite

Una veduta della sede della Banca d'Italia a Palazzo Koch, Roma, 01 dicembre 2017. ANSA/ANGELO CARCONI


 

‘Bene la delega fiscale sulla semplificazione. Indicare le coperture’

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“Stanti i vincoli di finanza pubblica”, “l’obiettivo principale” delle delega fiscale “dovrebbe essere quello di pervenire a una diversa ripartizione del prelievo complessivo.

Sotto il profilo dell’equità ciò significherebbe ridurre il prelievo sui contribuenti in regola recuperando risorse con il contrasto all’evasione”.

Lo afferma il Capo del Servizio Assistenza e consulenza fiscale della Banca d’Italia Giacomo Ricotti in audizione alla Camera. “Nell’ottica dello stimolo alla crescita economica, andrebbe spostato l’onere
tributario dai fattori produttivi (lavoro e capitale) alle rendite e ai consumi”.

La Banca d’Italia, prosegue Ricotti, “richiama la necessità che la delega fiscale trovi le opportune coperture. Molti degli interventi prefigurati comporteranno perdite di gettito. Al momento coperture sono previste solo per il superamento dell’Irap attraverso la nuova sovraimposta all’Ires. Non è chiaro né quali incentivi fiscali saranno oggetto della razionalizzazione, né quindi l’entità delle risorse che potranno essere recuperate”.

Il Ddl, aggiunge, “non affronta poi il tema del coordinamento delle imposte sui redditi con le imposte patrimoniali (Imu, bollo sui prodotti finanziari, Ivie e Ivafe), nonostante il fatto che la loro coesistenza possa determinare un carico tributario complessivo prossimo, se non superiore, a quello che si avrebbe con l’aliquota marginale massima
dell’Irpef”.

“Quanto alla tassazione delle imprese, la delega nel suo insieme appare ispirata a favorire le imprese di dimensioni più contenute. Esse costituiscono senz’altro un tassello importante e dinamico del nostro sistema produttivo; rimane però straordinariamente elevato il numero di microimprese (quelle con meno di 10 addetti), che mostrano livelli di produttività modesti anche rispetto alle aziende di dimensioni analoghe di altri paesi, mentre è ridotta la presenza di imprese medio-grandi, che hanno un’efficienza comparabile a quella delle aziende delle maggiori economie a noi vicine”.

Inoltre “va evitata dunque l’introduzione di disincentivi alla crescita dimensionale, adoperandosi invece per l’eliminazione di quelli esistenti. Inoltre, le previsioni del DDL nel complesso fanno temere un aumento del costo del capitale, un peggioramento del debt bias e la creazione di una discriminazione tra autofinanziamento e aumenti di capitale, effetti che l’Ace oggi vigente, invece, non produce”.

Nel complesso, però, “il contributo del disegno di legge alla certezza del diritto e alla semplificazione del sistema tributario è da valutare in termini positivi”. Ricotti evidenzia quindi che “la delega contempla una nutrita serie di interventi su numerosi aspetti del sistema tributario, prefigurandone una profonda riforma. Molte delle misure appaiono estremamente puntuali, essendo volte anche a risolvere incoerenze sistematiche, modernizzare istituti ormai obsoleti e renderne altri conformi a consolidati orientamenti giurisprudenziali o a principi condivisi in ambito internazionale”.

In particolare, “è da apprezzare la scelta di agire anche “alla fonte”, con le proposte di consolidamento delle norme tributarie in testi unici e di successiva codificazione. Sarebbe anzi opportuno rafforzare ulteriormente tale orientamento alla codificazione per rimediare alla stratificazione legislativa e, in una più ampia prospettiva, studiare soluzioni innovative per regolare la produzione normativa stessa”.

Sulla flat tax, Ricotti ha aggiunto che “il modello prefigurato dalla delega fiscale come punto di arrivo – un sistema ad aliquota unica insieme a una riduzione del carico fiscale – potrebbe risultare poco realistico per un paese con un ampio sistema di welfare, soprattutto alla luce dei vincoli di finanza pubblica”. E “comunque ne andranno attentamente valutati gli effetti redistributivi”. Nelle more dell’introduzione della flat tax, “l’estensione dei regimi sostitutivi potrebbe ridurre l’equità del sistema.”

Per il deputato del Pd Andrea Orlando “i dubbi di Bankitalia sulle coperture mettono in mora le politiche fiscali del governo Meloni che determina un rischio serio per le finanze dello Stato, ovvero per le tasche di tutti i cittadini”. Orlando sostiene che “la spregiudicatezza con la quale stanno affrontando una materia così delicata, senza coperture certe, rischia di mandare all’aria la tenuta dei conti e i servizi universali come la sanità, la scuola pubblica, le pensioni. Si fermino prima che sia troppo tardi”.

 

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