Banche: First Cisl, servono investitori di lungo periodo.


“Meno fondazioni e più hedge funds nel capitale delle banche italiane significa una cosa precisa: la stabilità di medio lungo–termine resta subordinata alla redditività di breve termine”. E’ il commento del segretario generale di First Cisl Riccardo Colombani al paper “Gli assetti proprietari nelle banche e negli intermediari finanziari italiani” pubblicato dalla Banca d’Italia. “Significa anche – prosegue – che la trimestrale, già oggi al centro dei pensieri dei banchieri, è destinata nel prossimo futuro a orientare in tutto e per tutto le strategie delle banche, con ricadute sempre più accentuate derivanti dal taglio dei costi, che inevitabilmente farà sentire i suoi effetti sui territori e sulla società a causa delle nuove chiusure di sportelli”.
“Nell’arco di cinque anni, dal 2016 al 2021, la quota detenuta dalle Fondazioni nelle banche quotate si è ridotta in modo sensibile, passando dal 18% al 10% – continua Colombani – In parallelo è cresciuto il peso, tra gli investitori istituzionali, degli investitori alternativi, come hedge fund e fondi di private equity, la cui quota è raddoppiata, dall’11% al 22%. Questa evoluzione, evidenziata anche da uno studio della Fondazione Fiba sul cammino percorso dal sistema bancario italiano dopo l’introduzione nel 1994 del Testo unico bancario, è anche effetto della riforma delle banche popolari intervenuta nel 2015, che ha favorito la concentrazione del sistema ridisegnando in parte gli assetti proprietari, e dell’autoriforma delle Fondazioni di origine bancaria, con la quale si è stabilito che le partecipazioni detenute da quest’ultime nelle banche conferitarie non superino un terzo del patrimonio totale. Si conferma inoltre la forte presenza di investitori esteri”.
Per Colombani, “emerge dunque un quadro di forte frammentazione dell’azionariato delle nostre principali banche, sempre più esposte ad operazioni potenzialmente ostili, all’interno del quale cresce la presenza di azionisti orientati dalla logica di breve periodo. E’ opportuno – conclude – avviare una riflessione sui rischi che ciò comporta per il Paese e sui possibili rimedi, come quello di favorire la presenza di anchor investor di lungo periodo nel capitale”. (AGI)