Le banche centrali marciano verso i tagli dei tassi in ‘ordine sparso’, divise e con parecchia incertezza. L’obiettivo è lo stesso per tutte, ma sui tempi, l’entità e le modalità non c’è un fronte comune. Ognuna va per la sua strada. La Bce è abbastanza scontato che inizierà a tagliare i tassi a giugno, sarebbe una sorpresa se non lo facesse. Per la Federal Reserve invece c’è più incertezza, la Boe dovrebbe aspettare l’estate e la Boj sta addirittura pensando di rialzarli, dopo 7 anni di politica monetaria ultra-accomodante e in controtendenza rispetto al resto del mondo.
La prossima settimana ne sapremo di più, perché si riuniscono la Boj, la Boe e soprattutto la Fed, la numero uno, che si incontrerà mercoledì per discutere il corso dei futuri tagli dei tassi e per aggiornare le sue proiezioni per il resto dell’anno. “Esiste ancora il rischio concreto che i robusti dati economici impediscano alla Fed di tagliare i tassi di interesse nei prossimi mesi”, ha affermato Ellie Henderson, economista di Investec. Dopo i dati sull’inflazione che a febbraio è salita più delle attese, la prospettiva di un taglio dei tassi americani si allontanata ma in compenso i mercati hanno corretto il tiro e si sono allineati alle aspettative della Federal Reserve di soli tre tagli quest’anno, mentre fino alla settimana scorsa gli investitori si aspettavano tagli quasi di un punto percentuale entro il 2024 e lo scorso gennaio pronosticavano 6-7 tagli di un quarto di punto entro fine anno.
“Il mercato è stato messo in ginocchio”, ha commentato Padhraic Garvey, responsabile della ricerca per le Americhe di Ing, osservando che la persistenza e la vischiosità dell’inflazione negli Usa ha costretto i mercati a fare marcia indietro e ad allinearsi con la previsione della Fed dei tre tagli. Tutto ciò, osserva il Financial Times, segna un grande cambiamento “in quanto gli investitori si stanno adattando a un calo dell’inflazione più lento del previsto in un anno cruciale per le elezioni presidenziali statunitensi”. I mercati ora ritengono che la possibilità di un taglio dei tassi di interesse entro giugno sia solo una su tre, contro il 100% di un mese fa.
Dunque mercoledì la Fed non farà alcun taglio e per il futuro, non è chiaro quando farà la prima mossa. Finora Powell è stato il più ‘colomba’. “Molti suoi colleghi – dice Bova – sono stati più ‘falchi’ di lui. C’è chi ha detto che il primo taglio si farà ‘later this year’, altri hanno detto ‘nel terzo trimestre’. Nessuno si è espresso per un taglio a breve. Powell ha detto invece ‘non siamo lontani’ dal taglio. E tutti hanno pensato che si riferisse a giugno”. Probabilmente Powell ha anche un vincolo politico: preferirebbe non fare il primo taglio troppo a ridosso dell’inizio delle presidenziali Usa a novembre e probabilmente preferirebbe farlo a giugno e poi aspettare. “L’incontro di mercoledì – spiega Bova – può chiarire soltanto quanto presto i banchieri della Fed sono intenzionati a tagliare o meno. E questo si capirà dai dots”. All’ultima riunione della banca centrale, “11 membri su 19 si erano pronunciati per almeno tre tagli o più quest’anno. Basterebbe che 2 di quegli 11 membri che avevano pronosticato tre tagli o più, si spostassero su 2 tagli, per far sì che la mediana da 75 si spostasse a 50 punti, cioè che si passasse da 3 a 2 tagli per quest’anno”. “Ora nel Fomc – aggiunge Bova – la differenza tra 3 e 2 tagli per quest’anno è risicata, e potrebbe cambiare”. Insomma, “non escludo che dalla prossima iunione possa uscire una Fed più ‘falco’ e sarà interessante capire come di comporterà Powell, il quale al Congresso ha parlato prima dei dati sull’inflazione della scorsa settimana, e che ora potrebbe esserne influenzato”.
Sul fronte Boj, invece, il Giappone vuole normalizzare la sua politica monetaria e intende mettere fine all’era dei tassi negativi. “Tuttavia per ora si limiterà a fare qualcosa di simbolico – dice Vincenzo Bova, strategist di Mps – non farà certo un aumento sostenuto dei tassi come quelli di Fed e Bce. Dopo oltre 20 anni di deflazione la Boj ci andrà cauto ad alzare troppo velocemente i tassi”.
Per quanto riguarda la Bce, l’istituto di Francoforte ai primi di marzo ha mantenuto fermi i tassi e lo stesso farà ad aprile, ma ha dato appuntamento a giugno per il primo taglio. “E penso che lo farà – dice Bova – perché l’inflazione europea è vischiosa ma l’economia è debole, per cui i banchieri centrali europei non temono che l’inflazione possa rialzare la testa come invece temono quelli della Fed”.
La Boe è quella che sembrerebbe avere i tempi più lunghi. “C’è chi parla di un primo taglio ad agosto, o in autunno – suggerisce Bova – probabilmente giovedì la Boe si regolerà sui dati dell’inflazione e potrebbe accorciare i tempi di un taglio dei tassi a giugno qualora I prezzi si dimostrassero meno aggressivi che in precedenza”. (AGI)
RMS/GAV