Banca Mondiale: rischio rialzo inflazione da guerra in M.O.


Ci sono rischi di rialzo dell’inflazione dalla guerra tra Israele e Hamas che potrebbe avere un impatto considerevole sull’economia globale qualora ci sia un allargamento del conflitto alla regione. Lo segnala il Banco Mondiale.
Secondo l’ultimo report, un conflitto più ampio potrebbe causare problemi di approvigionamento e quindi una forte accelerazione del prezzo del greggio: il Brent potrebbe superare i 100 dollari al barile. Se invece le tensioni geopolitiche si limitassero al conflitto a Gaza, i prezzi del petrolio aumenterebbero a una media di 84 dollari al barile quest’anno, per poi tornare a una media di 79 dollari nel 2025. Seppur più contenuto, sarebbe il balzo più alto registrato dal periodo pre-pandemico considerando che tra il 2015 e il 2019 il prezzo medio del barile di greggio Brent è stato di circa 57 dollari. Per gli esperti della Banca Mondiale, bisognerebbe invece puntare ad un aumento medio dei prezzi del greggio del 3% nel 2024 e del 4% nel 2025. “L’inflazione non è stata ancora vinta” e “i tassi potranno restare alti più a lungo del previsto durante quest’anno e il prossimo”, ha spiegato il capo economista della Banca Indermit Gill.
Vero che il rallentamento dell’inflazione alla fine del 2023 fa sperare in una rapida riduzione dei tassi da parte della Fed e della Bce ma dall’inizio del 2024, l’inflazione negli Stati Uniti si è stabilizzata e questo fa ritenere che i primi tagli possano slittare in autunno. Ad ogni modo, per la Banca Mondiale, tenere così alto il costo del denaro a lungo potrebbe ricadute sull’economia mondiale, con il rischio che le persone fragili si trovino ad affrontare una crisi globale. (AGI)

RED