AGI – Il petrolio fa un balzo in avanti di circa il 3% oggi, ma non è la sola commodity a salire. Il greggio fa la parte del leone, visto che dal marzo scorso, cioè dall’inizio della pandemia guadagna quasi il 200%.
Ma sono tutte le materie prime a crescere, anzi a volare, con un rialzo che da marzo è di circa il 70%, con il rame al top da 8 anni. A New York il Light crude Wti sale del 3,04% a 61,04 dollari al barile, mentre il Brent cresce del 2,83% a 64,65 dollari.
Il motivo? Le vaccinazioni e la fiducia nella ripresa dell’economia mondiale. Tuttavia nel caso del prezzo del greggio, ci sono anche altre ragioni, più contingenti dietro alla ripresa dei corsi. C’è, innanzitutto, il ritorno, molto lento, della produzione negli Stati Uniti dopo lo stop causato dal grande freddo che ha colpito il Texas.
L’insolito clima artico in Texas, il primo produttore Usa di greggio, ha ridotto l’output a stelle e strisce di circa 4 milioni di barili al giorno e di 21 miliardi di piedi cubi di gas. I produttori shale, per gli analisti, potrebbero impiegare almeno due settimane per rimettere sul mercato oltre 2 milioni di barili al giorno.
Inoltre i mercati guardano alla riunione Opec+ del 4 marzo, che dovrebbe mantenere la politica invariata, cioè congelare gli attuali tagli, almeno per un altro mese, che è il lasso di tempo che i grandi produttori mondiali si sono dati per monitorare la loro politica energetica.