Esenzioni fino a 3 mila euro sulle nuove assunzioni. Lavoro agile nella Pa, verso altri 6 mesi per i fragili. Concorsi più veloci
di Claudia Voltattorni
Massimo 6 mesi per concludere le prove che dovranno essere tutte digitalizzate. Parità di genere garantita. Accesso attraverso la piattaforma digitale della Pa. Il Consiglio dei ministri ieri ha approvato le norme che riscrivono la disciplina dei concorsi pubblici, cui si aggiunge lo stop fino a fine 2026 delle prove orali (ma non per i dirigenti) deciso dal decreto Pa approvato alla Camera. «Tracciamo la strada per un nuovo modo di selezionare il personale pubblico, imprimendo una decisiva accelerazione ai tempi di conclusione delle procedure e puntando su digitalizzazione e trasparenza», spiega il ministro della Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo. Si tratta di «un intervento che ci permette di affrontare le oltre 170 mila assunzioni previste per il 2023: la certezza dei tempi è un importante stimolo per i candidati, una garanzia per le amministrazioni». Tra le novità, c’è anche l’attenzione alla rappresentatività di genere con tutele apposite verso le donne in gravidanza o allattamento.
Il Consiglio ha anche approvato un decreto legge «salva infrazioni» voluto dal ministro per gli Affari europei Raffaele Fitto per affrontare e risolvere le procedure avviate dall’Unione europea nei confronti dell’Italia.
Ieri è stata approvata anche una proposta a firma Cinque Stelle che detassa per 3 anni al 100% i contributi per i lavoratori che assistono gli anziani. L’emendamento ha avuto il via libera dalla commissione Affari sociali del Senato dove è all’esame il decreto Lavoro e prevede l’esenzione totale per un massimo di 3 mila euro fino al 2025 per badanti neo assunte o in caso di trasformazione a tempo indeterminato del contratto di lavoro domestico.
Resta per ora accantonato lo smart working di cui vari emendamenti chiedono la proroga almeno fino a fine 2023, visto che il 30 giugno scadrà la versione semplificata senza accordo tra lavoratore e azienda. Il governo sarebbe orientato ad una proroga di altri 6 mesi solo per i lavoratori fragili. Lo stesso ministro Zangrillo ha spiegato: «Essendo venuta meno l’emergenza della pandemia, non c’è più ragione per i genitori con figli sotto i 14 anni per prorogarlo, auspico che ci sia la possibilità di tutelare la categoria dei fragili, lo smart working è uno strumento che il datore di lavoro può utilizzare». E anche Antonio Naddeo, presidente dell’Aran, ragiona: «Lo smart working si sta trasformando in una modalità ordinaria di organizzazione del lavoro: i contratti collettivi del pubblico impiego firmati nei mesi scorsi hanno regolamentato il lavoro agile e il lavoro da remoto, ma ora spetta alle singole amministrazioni fare un passo avanti e metterlo in pratica».
Fonte: Corriere