Oggi il compleanno dell’artista che in carriera ha venduto più di 110 milioni di dischi
DANIELE PRIORI
Nove giorni prima che l’Italia scegliesse di stare dalla parte della libertà, il 9 aprile del 1948, a Venezia nasceva Nicoletta Strambelli. Colei che, citando sfrontatamente persino Dante, scese all’Inferno e al Sommo Poeta rubò un aggettivo: pravo, per metterselo addosso e indossarlo tutta la vita. Così nacque Patty Pravo e il suo percorso coronato da oltre mezzo secolo di successi con più di 110 milioni di dischi venduti nel mondo. Essenza di una trasgressività ragionata e non aggressiva, liberatoria ma al tempo stesso rispettosa delle più grandi tradizioni, da volersele intestare, facendole sue.
Esattamente come ha fatto con il cognome d’arte. La trasgressione come forma mentis sarà quella che la porterà a innovare sempre. E a scoprire, dopo i ritmi britannici che inseguì giovanissima fuggendo a Londra, anche il cantautorato francese. Nella capitale inglese rimase però solo per pochi giorni perché in Italia c’era molto da fare e una pista in particolare che era lì ad aspettarla, per consacrarla, quando ancora Patty Pravo non esisteva ancora ma Nicoletta sì. Fu così che quella ragazzina minuta, irrequieta ma al tempo stesso rispettosa, che nelle campagne venete aveva conosciuto l’amore, o meglio il sesso, da adolescente, confessando poi tutto alla nonna e chiedendo il permesso per tornare a farlo, che a 17 anni, nella Città Eterna, si trasformò nel mito della “Ragazza del Piper”.
RAGAZZO TRISTE
Un anno più tardi, nel 1966, un altro record. Il suo brano Ragazzo triste, fu il primo pezzo di musica leggera ad essere trasmesso dalla Radio Vaticana. Settantacinque anni dopo la sua nascita, RaiTeche in occasione di un compleanno così speciale, ha aperto per Patty i suoi archivi e messo in evidenza su RaiPlay uno dei momenti più belli della sua carriera: lo speciale che la Rai le dedicò nella prima serata del canale nazionale il 10 maggio del 1969. Era un sabato: dal titolo Stasera Patty Pravo. La cantante, eterea e dirompente al contempo, si vede volteggiare sul palco su passi di danza curati da un coreografo d’eccezione, Don Lurio.
LA BAMBOLA
Ad affiancarla tra sketch, aneddoti e canzoni troviamo Wanda Osiris, Luciano Salce, Donyale Luna, Franca Valeri, Paolo Villaggio e Aldo Fabrizi. Nel repertorio della giovanissima Patty c’erano già i grandi successi che sarebbero passati poi alla storia: da La bambola che la Strambelli negli anni ha riarrangiato e interpretato in tutti i modi possibili, fino alla meravigliosa versione del 2008, per il quarantennale del brano, divenuto negli intenti dell’artista un omaggio a un’altra irregolare, allora ancora in vita: Amy Winehouse. E poi Il paradiso di Battisti e Mogol. Nello speciale interpretò anche un inedito, rimasto tuttora non inciso, dal titolo Vieni a casa mia, fedele allo stile di allora di Patty, ancora molto brit e beat. Di lì a breve un’altra rivoluzione, firmata Patty Pravo, che si esalterà traducendo e interpretando brani della tradizione francese. Sbalordendo il pubblico, ma anche gli stessi cantautori francesi con pezzi come Non andare via del 1970, versione italiana della francese Ne me quitte pas di Jacque Brel che una notte fece trovare a Patty, come ringraziamento, la stanza d’hotel completamente adornata di rose rosse.
Il 1973, ormai mezzo secolo fa, sarà l’anno di un altro capolavoro, Pazza Idea che la porterà ancora una volta in vetta alle hit parade. Nello stesso album la bellissima Poesia, scritta per lei da un esordiente Riccardo Cocciante. Dolorosi gli anni 80 che la videro costretta a viaggiare
oltreoceano, tormentata da pettegolezzi e anche accuse sull’uso di droga che l’artista non ha mai smentito. Ad eccezione della cocaina che dice di non aver mai usato. Al punto che nel 1992, anno in cui fu arrestata e reclusa per tre giorni nel carcere romano di Rebibbia, fu rimandata a casa con tante scuse, proprio perché cercavano la coca che mai avrebbero potuto trovare. In America posò anche per le copertine di Playboy e Playmen. Ma la trasgressione più bella resta per lei la musica che la riportò in auge, tra le numerose volte che la videro (e magari la vedranno ancora) al Festival di Sanremo, grazie a un mirabile connubio con Vasco Rossi che nel 1997 le regalò una perla come E dimmi che non vuoi morire.
Per arrivare ad oggi di anni ne trascorreranno altri 25 anni, un quarto di secolo nel quale Nicoletta non ha smesso di cantare e produrre musica, spesso anche assieme ad autori giovanissimi. Perché a lei, che oggi è felicemente single dopo cinque matrimoni e cinque divorzi, piacciono i giovani. Non a caso l’unico regalo che vorrebbe per i suoi 75 anni sarebbe un pezzo scritto da Ultimo. Non resta che sperare, dunque, che Niccolò voglia accontentarla. Auguri, immensa Patty.
fonte: Libero