AGI – Cuore a Napoli, ma testa a Aukland. “Sì, mi manca il tifo partenopeo. Ma in un anno così particolare, causa Covid, mi rendo conto che siamo molto fortunati a poter disputare la Prada Cup”.
Pierluigi de Felice, che l’AGI ha sentito alla vigilia di gara 1 contro American Magic, non è l’unico napoletano del dream team italiano. C’è anche Emanuele Liuzzi, come lui tesserato del Real yacht club Canottieri Savoia. L’uno velista dall’età di 7 anni, prima nella Lega Navale, l’altro canottiere di base, poi avvicinatosi alla vela.
La squadra
Ma la squadra è un amalgama quasi tutto italiano di ‘giovani’ e ‘vecchi’ della competizione, new entry nella compagine di Luna Rossa e veterani delle gare dell’America’s Cup, molti con vittorie importanti alle spalle, come Max Sirena, skipper e team director, e James Spithill, skipper alla sua settima avventura per la conquista di una delle coppe storiche della vela, la seconda con Luna rossa.
Il sogno
“Io avevo il sogno dell’America’s Cup fin da ragazzo, ma a 18 anni non avevo fondi per affrontare una campagna olimpica con mio fratello – racconta de Felice – lui ha continuato a studiare all’università, io ho bussato alla porta di Mascalzone Latino, e mi venne data opportunità. Sono stato fortunato, perché all’epoca c’erano due sfide italiane. Ed era anche l’inizio di una svolta nel mondo della vela, quella in cui nasceva il professionismo. Mi sono affermato”. Per lui, va sfatato assolutamente il mito della vela come sport da circoli e per ricchi. “Qui ad Auckland tutti vanno a vela – osserva – da noi non così. Per questo è stato importante che Luna rossa abbia aperto le porte e reclutato con new generation ragazzi che facevano già vela, dando loro una grande opportunità“. Quello che veramente serve è “passione, forte motivazione, essere preparati fisicamente”.
Allenarsi in lockdown
Il Covid “ha inciso molto nella preparazione di questa Coppa America. Ci siamo dovuti a riorganizzare non solo per l’annullamento delle gare di avvicinamento di Cagliari e Portsmouth – spiega – solo a dicembre scorso abbiamo avuto modo di confrontarci con i nostri competitor. Abbiamo dovuto fare scelte diverse, ma anche gli altri challanger. Abbiamo lavorato molto con la preparazione virtuale, che ci è servita durante il lockdown, ma anche quando lo scafo non era pronto, in fase di progettazione, per verificare poi i dati sulla barca, e quando non è stato possibile allenarsi con tutti e due gli scafi. Ora resta un tool di allenamento”.
Vedi: Auckland vista da Napoli, il sogno di un ragazzo partenopeo su Luna Rossa
Fonte: sport agi