AGI – Passa dalla riforma fiscale la fase nuova del governo. Un passaggio sul quale hanno deciso di puntare tutte le loro fiches i due maggiori azionisti nell’esecutivo, Nicola Zingaretti e Luigi Di Maio. “I due si sentono costantemente”, sottolinea una fonte parlamentare di primo piano, “c’è una forte intesa in questo momento”. A rafforzare l’asse è stato il combinato disposto di Referendum – che ha galvanizzato Di Maio consolidandone il ruolo nel movimento – e Regionali, che hanno rafforzato la leadeship di Nicola Zingaretti, dando maggior peso al Pd all’interno dle govenro. Date queste premesse, viene sottolineato da fonti M5s, “è naturale che i due si cerchino”.
La riforma fiscale
In entrambi è ben presente la consapevolezza che l’azione di governo ha bisogno di una scossa e il modo migliore per darla è partire da quei punti che vedono Pd e M5s sulla stessa lunghezza d’onda. E quando Vito Crimi, uscendo dall’agriturismo nel quale aveva riunito i ministri, ha detto che “la riforma fiscale è una necessità avvertita da famiglie e imprese” è arrivato immediato il plauso di Zingaretti. “Bene, apriamo subito un tavolo”. Luigi Di Maio sottoscrive e aggiunge che a quel tavolo “devono sedere le forze di maggioranza, ma poi occorrerà dare respiro e centralità al Parlamento”.
Il tavolo per il Recovery
Un tavolo che, nelle intenzioni dei due leader, dovrà servire anche a raccogliere le proposte per il piano di rilancio nazionale. Zingaretti in questi giorni è impegnato pancia a terra per far vincere i candidati del centrosinistra ai ballottaggi: oggi è in Lombardia, a Voghera, Saronno e Legnano mentre domani sarà a Roma per una iniziativa pubblica e venerdì andrà probabilmente in Puglia. Archiviati i ballottaggi, il leader dem dovrebbe incontrare il presidente del Consiglio per fare il punto proprio sull’agenda di governo.
Tempi stretti
Una spinta al governo che, da qui alla fine di ottobre, proverà a giocare tutte le sue carte nella legge di Bilancio per dimostrare di avere avviato una fase nuova. E la prima di queste carte sarà proprio la riforma fiscale, che dovrebe prevedere la revisione dell’Irpef, con il superamento degli ‘scaloni’ così da favorire le busta paga sotto i 40 mila euro l’anno. Assieme a questo, poi, potrebbero entrare nella riforma alcune parole d’ordine lanciate negli ultimi mesi dalle forze di governo, come l’assegno unico famigliare.
Il nodo Mes
Questo il punto di partenza. Ma poi, la maggioranza dovrà fare i conti con i nodi della ‘agenda’, ovvero con i diversi orientamenti su come spendere i 209 miliardi del Recovery Fund. L’allarme lanciato dal ministro per gli Affari Europei, Vincenzo Amendola, è stato recepito forte e chiaro dalla maggioranza: è vero, i ‘frugali’ potrebbero giocare un brutto tiro all’Italia rifiutando l’accordo all’ultimo momento. Il commissario per gli Affari Europei, Paolo Gentiloni, si è detto fiducioso sulla buona riuscita dell’operazione entro la fine di luglio, ma il governo non può comunque sedersi sugli allori, è l’avviso dei dem. Anche per questo il Pd insiste per fare ricorso al Mes.
I dem, negli ultimi giorni, hanno abbassato i toni su questo tema anche per non creare difficoltà agli alleati M5s, ancora alla ricerca di una quadra interna, su questo e sul percorso per segliere la futura leadership del Movimento. Incalzato dai cronisti al termine dell’assemblea, Zingaretti si è limitato a fare sue le parole di Bonomi, “rinunicare al meccanismo di stabilità europeo sarebbe un disastro per l’Italia”.
Priorità al Recovery Plan
Per ora, i grillini rimangono dell’idea che occorra, intanto, assicurarsi i fondi del Next Generation Eu e poi si vedrà. Il timore dei vertici M5s è che in parlamento i gruppi non siano compatti: si contano una trentina di parlamentari, infatti, ancora rigidamente contrari al Mes che, secondo loro, comporterebbe delle condizionalità troppo onerose per il Paese. Al momento, è il ragionamento, meglio non rischiare di mandare sotto il governo.
A conferma di questo nuovo feeling fra Zingaretti e Di Maio c’è, infine, il dialogo in corso per la formazione del governo regionale in Puglia. Ai cronisti che gli chiedevano se fosse possibile per i grillini avere un ruolo nella giunta Emiliano, Di Maio risponde così: “Non entro nei temi specifici che riguardano la Giunta regionale e il Consiglio regionale, ne discuteranno prima di tutto i nostri consiglieri regionali. Ciò che posso dire è che, al di là delle cariche, è bene anche quando si è in posizioni diverse, maggioranza e opposizione, comunque avviare una discussione sui temi del futuro della Regione”.
Vedi: Asse Zingaretti-Di Maio: fase nuova nel govenro
Fonte: politica agi