Asse Pd-M5s-Leu. I leader cercano di creare una 'rete' per Draghi


AGI –  Si muovono i leader politici per creare una rete a sostegno del governo Draghi. Zingaretti ieri ha visto il segretario della Lega, Salvini. Oggi durante la riunione del comitato politico del Pd ha spiegato di aver sentito anche FI e altri leader della maggioranza; l’ex ministro dell’Interno oggi ha visto Gelmini e Giovannini, anche Berlusconi avrebbe avuto – sempre secondo quanto viene riferito – dei colloqui per puntellare la maggioranza.

E così in privato si sarebbero mossi Iv e M5s. Insomma la ‘nave Draghi’, con il discorso programmatico che domani farà in Senato e che – riferiscono altre fronti della maggioranza – punterà al 2023, è pronta per salpare. Al momento non sarebbe prevista una sorta di camera di compensazione come luogo di confronto, anche se Forza Italia ha già il suo capo delegazione (il ministro per gli Affari regionali) e anche nel Pd e nel Movimento 5 stelle c’è chi chiede una sorta di ‘cabina di regià per i provvedimenti da attuare.

Magari sarà lo stesso premier a promuovere una iniziativa simile ma per ora il presidente del Consiglio, pur sentendo i leader, sta pensando piu’ che altro a completare la squadra (oggi è stato nominato il nuovo consigliere diplomatico di palazzo Chigi), poi sul tavolo ci sarà la partita dei vice ministri e dei sottosegretari. Il Pd punta ad averne 7 e 5 saranno donne (tra gli uomini dovrebbero essere confermati Mauri e Misiani), anche per i 5 stelle dovrebbero esserci una decina di posti (stanno lavorando i presidenti di commissione per stilare un elenco), 2 per Italia viva (possibile Rosato al Viminale dove ambisce ad avere un proprio esponente anche Salvini). Domani il Capo dell’esecutivo inaugurerà la sua ‘era’ con un discorso pragmatico, puntato sulla necessità di accelerare sul piano vaccini, sul ‘Recovery plan’ e sul lavoro

Al momento sono una ventina i senatori M5s che puntano a non votare la fiducia. Ma probabilmente i no saranno solo 5 o 6, gli altri si asterranno o non verranno in Aula. Per chi vota no il destino è già segnato: saranno espulsi dal gruppo. Probabilmente la stessa fine non toccherà agli altri, sia perchè – spiega una fonte parlamentare M5s – si andrebbero a perdere i fondi per il gruppo, sia perchè in questo modo si darebbe la possibilità ai dissenzienti di formare un gruppo autonomo (ma servirebbe una ‘casà al Senato che al momento non c’è).

Per ora l’elenco di chi non voterà la fiducia a Draghi a palazzo Madama è lungo: tra gli altri Lezzi, Morra, Crucioli, Abate, Angrisani, Vanin, Presutto, Corrado, Dessì, forse Lanzi e Castellone. Ma è possibile che il dissenso si riduca. Così come alla Camera dove per ora si fanno i nomi di Colletti, Forciniti, Maniero, Costanzo, Giuliodori, Vallascas. Oggi Grillo non è voluto intervenire ma in serata alle riunioni di gruppo i ‘big’ cercheranno di convincere i dubbiosi. Anche con l’argomento dell’intergruppo parlamentare che il Movimento 5 stelle ha creato con Pd e Leu. Per far capire che i numeri sono dalla parte dell’ex maggioranza e che si dovrà partire da Conte. L’ex premier resta sempre il collante del fronte rosso-giallo, con Italia viva che ha preso le distanze.

Ma non è in atto un braccio di ferro tra le forze che sosterranno Draghi. Si dialoga, con il ‘Capitano’ leghista che, ammorbidendo anche i toni sul ministro Speranza, ha vestito i panni del ‘costruttore’, sempre in una Lega che resta di lotta e di governo. La tensione è sull’Europa (L’euro irreversibile? “Solo la morte lo è”, ha risposto l’ex responsabile del Viminale) ma si tenterà una sorta di ‘moratorià sui temi piu’ scottanti. Come per esempio sulla giustizia. Il Pd alle prese con la questione delle quote femminili nell’esecutivo (la richiesta delle donne dem è quella della convocazione di una direzione ad hoc, di un ruolo alla vice segreteria e nel sottogoverno; “Ai nostri uomini dico non accada più”, ha affermato Zingaretti) ha teso la mano agli alleati pentastellati. Auspicando anche che possa cambiare il quadro a Roma, dove i dem hanno deciso di puntare sull’ex ministro Gualtieri.

Fibrilla anche Forza Italia (questa sera si è tenuto una riunione di gruppo a palazzo Madama) dove le nomine di Tajani e Bernini al coordinamento nazionale hanno creato malumori nell’ala moderata del partito. Intanto Draghi domani farà il pieno dei voti, chiederà unità, fiducia e coesione al Parlamento, indicherà la strada dell’europeismo e dell’atlantismo per poi presentarsi al suo primo vero appuntamento da premier: venerdì è prevista la prima sessione di lavoro del G7, si parlerà di pandemia e sarà presente in video conferenza anche il presidente americano Biden. 

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Fonte: politica agi