ARIZONA: UN ASPIRANTE SUICIDA MANDA IN TILT LA PENA DI MORTE


Aaron Gunches, condannato per omicidio aveva impedito ai legali di presentare ricorso e sollecitato la sua esecuzione. Ma poi le cose sono andate diversamente. Un esito positivo, dalla genesi bizzarra…

Valerio Fioravanti

Aaron Gunches, convinto che la sua ragazza frequentasse di nascosto l’ex marito, nel 2002 pensò di sequestrare l’uomo, urlargli tutta la sua frustrazione, e poi ucciderlo. Poi si mise in macchina, vagando senza meta, e venne fermato da una pattuglia, e qui sparò a un poliziotto, che si salvò perché aveva un giubbotto antiproiettile. Per essere più precisi, si dovrebbe dire: “sparò al giubbotto antiproiettile che l’agente portava in bella vista”. Se cercate sui dizionari gergali, in America questa cosa si chiama “suicide by police”, ossia suicidarsi attraverso la polizia, confidando sulla loro propensione a rispondere al fuoco.
Nonostante le statistiche dicano che effettivamente la polizia negli Stati Uniti uccida una media di 4 persone al giorno, Gunches fu preso vivo. Il processo andò un po’ a rilento perché nonostante l’imputato avesse confessato tutto, e avesse chiesto al giudice di sbrigarsi a condannarlo a morte, la giuria popolare cominciò a sospettare che avesse qualche problema mentale, e chiese approfondimenti. Ci volle del tempo, ma alla fine, nel 2008 riuscì a farsi condannare. Impedì agli avvocati d’ufficio di presentare ricorsi, e sollecitò l’esecuzione. Ma il timing era sbagliato: nel 2014 l’Arizona aveva fallito una esecuzione, e per uccidere Joseph Wood c’erano volute quasi due ore di tentativi maldestri, a cui erano seguiti i racconti raccapriccianti dei testimoni, e l’impegno dei politici a rivedere la procedura. Per 8 anni l’Arizona non volle più compiere esecuzioni. Gunches per un periodo rimase tranquillo. L’anno scorso, con l’avvicinarsi delle elezioni, il governatore e il procuratore generale in scadenza, entrambi maschi, bianchi, Repubblicani, incentrarono la campagna elettorale su un frettoloso ripristino delle esecuzioni, facendone effettuare 3 una dietro l’altra. Tutte e tre presentarono degli inconvenienti, ma queste cose a certi politici piacciono, perché ritengono si prendano più voti mostrandosi spietati, anzi, come dice un bravo opinionista del Riformista che cita Sciascia, “esibendo la propria terribilità”.
Nel novembre 2022 Gunches scrisse alla Corte Suprema e al Procuratore che tentava la rielezione, Mark Brnovich, chiedendo che mettessero in calendario anche la sua di esecuzione, “affinché venisse rispettato il diritto costituzionale dei parenti della vittima di veder concluso il caso”. A novembre però ci furono le elezioni, e i due candidati “inflessibili con i criminali” furono entrambi battuti da due donne del partito Democratico, che in campagna elettorale avevano manifestato le loro riserve sulla pena di morte. Anzi, la neo-procuratrice, Kris Mayes, aveva criticato la fretta del suo predecessore nel riprendere le esecuzioni, che, per come erano state effettuate maldestramente, aveva detto, erano state “equivalenti alla tortura”. Questa dichiarazione fece sì che la stampa approfondisse l’argomento, e che iniziassero a circolare delle notizie, dei dettagli che invece l’amministrazione penitenziaria aveva cercato di mantenere riservati. Gunches pensò che sì, voleva morire, non in quel modo, e nel gennaio 2023 ha chiesto di ritirare il suo sollecito. La Corte Suprema gli ha risposto che poteva anche ritirarlo, ma nel frattempo aveva ricevuto anche la richiesta formale da parte dell’ex procuratore, e quella non era stata ritirata, quindi la procedura doveva andare avanti. La neo governatrice, Katie Hobbs, in alcune interviste stava dicendo che non avrebbe autorizzato nuove esecuzioni prima di una seria revisione delle procedure, e contemporaneamente la nuova procuratrice aveva scritto alla Corte chiedendo di poter ritirare lei la richiesta che era stata fatta dal suo predecessore. La Corte ha risposto di no anche a lei: cara procuratrice, lei non può annullare una procedura formale basandosi solo su notizie di stampa. E quindi il 2 marzo, la Corte ha fissato una data di esecuzione al 16 aprile.
La Governatrice di nuovo ha detto che non intende farla compiere, e la Corte le ha ricordato che a questo punto dovrebbe emettere un provvedimento formale, non più solo dichiarazioni ai media. E quindi sì, nei prossimi giorni la governatrice Hobbs dovrà emanare un “ordine esecutivo”, che potrà essere un rinvio “ad personam” oppure una moratoria generalizzata. E a quel punto Gunches, con le sue esitazioni, avrà bloccato per chissà quanti anni la pena di morte in Arizona. Tutti commenteranno che una scelta così positiva ha avuto una genesi quantomeno strana. Ma del resto, perché mai non dovrebbero essere strane le cose in un Paese dove ci tengono tanto a uccidere i propri cittadini squinternati?

Fonte: Il Riformista