Argentina: maxi sciopero contro politica ultraliberista Milei


L’Argentina è stata teatro del più grande sciopero mai organizzato dal ritorno della democrazia nel 1983, con uno stop di 12 ore in molti settori di attività e decine di migliaia di lavoratori in piazza contro le misure di austerità del nuovo presidente, l’ultraliberista Javier Milei. “Mangiare non è un privilegio”, “La patria non è in vendita”, “Smettetela di derubare i pensionati”, sono alcuni degli slogan portati in strada dai manifestanti, che hanno risposto in massa all’appello del più grande sindacato, la CGT. Per 12 ore i lavoratori hanno incrociato le braccia, colpendo in particolare il settore dei trasporti pubblici e delle banche. Aerolineas Argentinas ha cancellato quasi 300 voli, lasciando a terra più di 20 mila passeggeri. Gli argentini che hanno aderito alla protesta denunciano le dure misure di austerità economica e una serie di cambiamenti significativi voluti da Milei, in carica da 45 giorni. Il neo presidente ha promesso di risanare un’economia vacillante con un’inflazione al 211%, un debito paralizzante e 40% di povertà. Il suo piano consiste in tagli importanti alla spesa pubblica, privatizzazione delle imprese statali, svalutazione del peso e riduzione di una serie di diritti dei lavoratori. Tutti provvedimenti valutati come dannosi per la classe operaia. Grandi folle si sono radunate nel cuore di Buenos Aires, dove la polizia antisommossa è stata dispiegata a tutela delle istituzioni, e di altre città. Alla CGT, che conta sette milioni di iscritti, si sono uniti altri sindacati più piccoli e gruppi civici che hanno promesso che “non cederanno un centimetro di ciò che è stato realizzato” per i diritti dei lavoratori. I partiti di opposizione e i sindacati affermano che la deregolamentazione proposta dal presidente e i tagli alla spesa pubblica colpiranno i più vulnerabili e aumenteranno la povertà. Le riforme di Milei sono state messe in discussione su più fronti, con oltre 60 cause legali avviate e diverse ondate di manifestazioni pubbliche. Il suo tentativo di aumentare il periodo di prova da tre a otto mesi, di ridurre l’indennità in caso di licenziamento e di tagliare il congedo di gravidanza è già stato congelato da un tribunale in attesa della revisione del provvedimento dal Congresso. Il presidente ha annunciato, tra le tante riforme, la sua intenzione di abolire i tetti massimi agli affitti e di eliminare i sussidi governativi sugli articoli di uso quotidiano. È stato criticato, inoltre, il suo tentativo di aumentare la competitività delle esportazioni svalutando il peso di oltre il 50% il mese scorso. “Ciò che è stato guadagnato in competitività viene perso con l’inflazione”, ha valutato l’economista Martin Epstein. Intanto il presidente Milei è intenzionato a tirar dritto, argomentando che sarebbe necessario un “trattamento shock” per trascinare il Paese fuori dalla crisi economica. Il capo di stato attribuisce la responsabilità del declino economico dell’Argentina a decenni di spese eccessive da parte dei governi populisti di sinistra, avvertendo che coloro che si oppongono a lui “porteranno una catastrofe sociale di proporzioni bibliche”. Su X, il ministro della Sicurezza, Patricia Bullrich, ha denunciato “sindacati mafiosi, gestori della povertà, giudici complici e politici corrotti che resistono al cambiamento deciso democraticamente dalla società”. Le riforme, per essere approvate, richiedono il voto del Congresso, in cui il partito di Milei è solo il terzo più grande, pertanto deve fare i conti con l’opposizione di forze che godono di maggiore rappresentatività. (AGI)
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