Apple ha raggiunto un accordo extragiudiziale e ha accettato di pagare di 490 milioni di dollari per risolvere una class action che accusa l’amministratore delegato Tim Cook di aver ingannato gli investitori nel 2018 esagerando la domanda di iPhone in Cina.
Gli investitori hanno affermato che Cook ha sopravvalutato la domanda di prodotti Apple nel Paese in una telefonata sugli utili del novembre 2018, per poi far crollare le azioni dell’azienda di quasi il 10% nel gennaio 2019, quando ha dichiarato che avrebbe mancato le previsioni di fatturato di ben 9 miliardi di dollari.
All’epoca, Apple stava soffrendo per la decelerazione dell’economia cinese, ma anche per le tensioni tra Cina e Stati Uniti.
Interrogato sull’argomento durante una conference call sugli utili, Cook ha dichiarato che Turchia, India, Brasile e Russia sono le uniche economie emergenti in cui si avverte una pressione sulle vendite.
“Non metterei la Cina in quella categoria”, ha detto. Tuttavia, il trimestre successivo Apple ha registrato utili che hanno mancato gli obiettivi per la prima volta da quando Cook è subentrato nel 2011. Anche gli azionisti guidati dal consiglio della contea di Norfolk, nella parte orientale della Gran Bretagna, avevano avviato una class action contro Cook e il direttore finanziario Luca Maestri.
L’accordo, depositato quasi cinque anni dopo l’inizio della causa, deve essere approvato da un giudice federale di Oakland. L’udienza di convalida è stata fissata per il 30 aprile. (AGI)