AGI – La camera ardente di Philippe Daverio, lo storico d’arte scomparso ieri a Milano, all’età di 70 anni, è stata aperta questa mattina, poco dopo le 9.30 nella Pinacoteca di Brera. La bara bianca ricoperta di rose rosse è stata collocata nella sala della Passione. Sopra il feretro, la vedova, Elena Gregori, ha posizionato la decorazione della legione d’onore, una rosa rossa, un papillon e gli occhiali, segni inconfondibili del suo look. In coda all’esterno della sala, per entrare a dare l’ultimo saluto all’intellettuale milanese ci sono già decine di persone, che per le norme anti contagio devono entrare scaglionate.
Philippe Daverio “avrebbe voluto fare ancora tante cose, aveva ancora tantissimi progetti, le bozze di tantissimi altri libri da finire. Quindi penso che non se lo aspettasse nemmeno lui di andarsene. Non dico che fosse giovane ma a 70 non si è neanche decrepiti”. Elena Gregori, la compagna di una vita di Philippe Daverio, lo storico d’arte morto ieri all’Istituto tumori, ne è convinta.
All’arrivo del feretro alla camera ardente allestita a Brera, racconta di una vita passata insieme: “ci siamo conosciuti quando avevo 17 anni”. Poi la convivenza negli anni ‘70 e il matrimonio nel 1983. Adesso, dice: “Sono distrutta. Quanto abbiamo litigato.. però come tutte le persone ingombranti, poi mancano molto”. Delle tante manifestazioni di affetto ricevute “penso che ne sarà contento – continua la vedova – perché lui in realtà ci teneva. Gli piaceva che la folla lo amasse e ne ha avuto la dimostrazione”.
“Era un uomo speciale, incredibile, perché – spiega – aveva una sensibilità al di là del normale per capire le situazioni, le persone. Era molto generoso. Con chiunque gli chiedesse consigli, pareri, lui era sempre disponibile. Penso che saranno effettivamente in molti a rimpiangerlo. Certo per noi a casa è dura”. Aveva ancora tanto da dire? “Adesso non ci dice più niente”.
Vedi: Aperta la camera ardente di Philippe Daverio, sulla bara occhiali e papillon
Fonte: cronaca agi