Anassimandro, l’allievo più brillante di Talete


di Gianni De Iuliis

«[Anassimandro … ha detto … che] principio degli esseri è l’infinito […] da dove infatti gli esseri hanno l’origine, ivi hanno anche la distruzione secondo necessità: poiché essi pagano l’uno all’altro la pena e l’espiazione dell’ingiustizia secondo l’ordine del tempo».
Questo frammento è il primo autentico testo di filosofia della tradizione occidentale. Anassimandro di Mileto (610/609 a.C. – 546 a.C.), l’allievo più brillante di Talete, condivide con il maestro l’esigenza filosofica e scientifica d’individuare un principio primo da cui derivare tutto il reale.
Tale frammento fa inoltre riferimento al concetto di giustizia cosmica, una legge necessaria che sta alla base della cosmologia di Anassimandro. La nascita è un atto d’ingiustizia poiché essa implica una separazione dall’apeiron, dalla sostanza originaria indefinita. Evidentemente nascere è un’anomalia, oltre che un atto violento che infrange l’unità e l’armonia dell’infinito. La morte significa ritornare all’unità dell’apeiron, ripristinando l’antica armonia: è quindi un atto di giustizia.
(7. Continua)