Ammette Di Matteo. Con la legge Cartabia freno ai processi “il cui esito non è scontato”, dice. Cioè tipo la Trattativa. Perfetto


Milano. Una parte è “inutile” e l’altra è “dannosa”, così che per metà finisce per dare ragione a Matteo Renzi. Contento lui. Secondo il pm e oggi consigliere del Csm Nino Di Matteo la riforma Cartabia ha un vero scopo, “ridimensionare il ruolo del magistrato e renderlo servente nei confronti degli altri poteri dello stato”. Che un magistrato debba essere “servente” di una giustizia giusta, nell’intervista di ieri al Fatto non è argomento contemplato. E forse non solo nell’intervista. Ma limitiamoci alla parte “dannosa”. Secondo il pm che ha condotto all’affondamento, come una nave da guerra di Putin, il celebre processo sulla trattativa stato-mafia, nella riforma c’è “voglia di vendetta nei confronti di quella parte della magistratura che è stata capace di portare a processo la politica, la grande finanza, le grandi deviazioni dello stato”. Tradotto: capace di mettere su un circo, appunto, come la “Ttrattativa”. Smontato a martellate dalle sentenze dopo anni di fondi pubblici mal spesi e cittadini inutilmente vessati. Di Matteo individua il nucleo del danno presunto: “La norma sul fascicolo del rendimento del magistrato”. Nessuno ci può giudicare, è il principio insindacabile. Ma la vetta giuridica della requisitoria del membro del Csm è altrove. Nell’argomentazione che quei controlli “renderanno i magistrati attenti a una sorta di giurisdizione che direi difensiva”, obbligati a stare “più attenti ai numeri, alle statistiche”. E non si vede quale sia il danno, poiché numeri e statistiche non sono esattamente il male assoluto in un sistema la cui produttività come è noto bassa.
Ma l’affermazione davvero enorme, o forse sarebbe da incorniciare come un brocardo involontario, è che secondo Mr. Trattativa con questa riforma il magistrato “si limiterà a esercitare l’azione penale nei casi di assoluta evidenza della prova”. Che sarebbe anche una cosa normale: o vogliamo processare tutti, tanto al massimo qualcuno alla fine viene assolto, anzi, di solito sono dozzine ogni anno? “Il pm sarà disincentivato a condurre indagini che portano alla celebrazione di processi il cui esito non è scontato”, insiste. Dunque, sarà esattamente disincentivato a mettere in piedi processi come quello di cui sopra, o la maggior parte dei processi contro la politica finiti in niente o in un mare di assoluzioni e di non luogo a procedere. Insomma si tratta di una riforma che ha un sano scopo migliorativo: quello di disincentivare le inchieste e i processi à la Di Matteo. E proprio le parole del celebre magistrato, servono a certificare che la riforma Cartabia è (quasi) perfetta.

fonte: ILFOGLIOQUOTIDIANO