AGI – Hunter in inglese significa cacciatore. Contro Hunter Biden, figlio del presidente eletto Joe Biden, è iniziata la caccia. Il cacciatore è diventato preda. Colpire il figlio per abbattere il padre? Hunter Biden conferma di essere indagato dall’ufficio del procuratore generale del Delaware per questioni di tasse: “Prendo questa questione molto seriamente ma sono fiducioso sul fatto che una revisione professionale e obiettiva di questa materia potrà dimostrare come io abbia gestito i miei affari legalmente, in modo professionale”.
L’inchiesta è partita nel 2018, un anno prima che Biden lanciasse la corsa per la Casa Bianca. Secondo Nbc, riguarda tasse non pagate, secondo Fox News “transazioni estere sospette”. Il procuratore generale del Delaware è David Weiss, repubblicano, nominato da Donald Trump nel 2018. Gli avversari politici dell’ex numero due di Barack Obama, capeggiati da Donald Trump, non perdono occasione per accusare Hunter di aver approfittato della posizione del genitore quando era alla Casa Bianca per interessi di business, dalla Cina all’Ucraina.
Gli investigatori avrebbero aspettato fino a martedì scorso prima di emettere una serie di mandati di comparizione (uno anche per Hunter Biden), ufficialmente perché le policy del DoJ (acronimo del dipartimento di Giustizia) impediscono di divulgare inchieste che possano influenzare il voto.
Prima grana per il nuovo Guardasigilli
L’annuncio su Hunter indagato arriva alla vigilia della nomina da parte di Biden del nuovo Guardasigilli che sarà chiamato a supervisionare l’inchiesta. Non si conosce ancora il nome e c’è già chi solleva il problema del conflitto d’interesse, reclamandone l’astensione. “Sarebbe enormemente inappropriato se fosse il procuratore generale di suo padre ad essere coinvolto in questa faccenda”, twitta il deputato repubblicano Ken Buck, sollecitando il ministro di Giustizia uscente William Barr a nominare uno speciale procuratore per indagare sul figlio del presidente eletto.
L’astensione dell’ex Guardasigilli Jeff Sessions portò alla nomina di Robert Mueller per indagare sul Russiagate. Il presidente eletto “è profondamente orgoglioso di suo figlio che ha lottato duramente per superare sfide difficili, compresi feroci attacchi negli ultimi mesi. Ne uscirà rafforzato”, assicurano dal team di transizione.
Trump, che non riconosce la vittoria di Biden, è insorto, ma non d’impulso. Ha aspettato qualche ora prima di commentare la notizia. “Se state cercando manovre elettorali non dovete guardare oltre. Ecco quello che è. Hanno nascosto informazioni all’opinione pubblica per influenzare l’esito delle elezioni. Le hanno corrotte. Se avesse saputo di Hunter Biden, il 10% avrebbe cambiato il proprio voto. Ma io ho vinto comunque”, cinguetta il comandante in capo, apparentemente dimenticando la spinta elettorale ricevuta dall’ex capo dell’Fbi (braccio investigativo del DoJ) , James Comey, nel 2016, quando comunicò – a due settimane dall’Election Day – l’apertura di un dossier sull’allora sfidante democratica Hillary Clinton per l’Emailgate.
L’inchiesta si chiuse con un nulla di fatto, Comey venne silurato da Trump e Hillary incassò una clamorosa sconfitta.
Chi è davvero Hunter Biden?
Chi è Hunter Biden? Il New Yorker ne dipinge un ritratto descrivendo i suoi interessi in Cina e ricordando come accompagnò il padre nel 2013 a Pechino quando incontrò un suo socio. Hunter ha ammesso di aver ricevuto un diamante da un magnate dell’energia del Dragone coinvolto in un progetto di Gnl (Gas naturale liquefatto) ma ha negato che il regalo servisse a sollecitare pressioni sul padre.
“Per cosa avrebbero voluto corrompermi. Mio padre non era in carica” si è difeso Hunter, protagonista di svariate controversie. Mentre suo padre era vice presidente, è risultato positivo alla cocaina e per questo è stato espulso della marina come riservista. Nel 2014 è entrato nel board di Burisma, società dell’energia in Ucraina. E se da un’inchiesta del Senato (a guida Gop) non è emersa alcuna misura politica che potesse essere influenzata dal lavoro di Hunter, lo scorso ottobre, a ridosso del voto, il New York Post, ha tirato fuori la storia di un vecchio computer che il figlio dell’ex vice presidente avrebbe dimenticato in un centro di assistenza del Delaware nell’aprile del 2019.
Come in un giallo di Ken Follett, il titolare, John Paul Isaac, avrebbe prima fatto una copia dell’hard disk e poi avrebbe consegnato il pc all’Fbi, passando invece le informazioni all’avvocato di Trump, Rudy Giuliani, che da tempo scava negli affari ucraini di Hunter. Isaac, che è cieco, sostiene di non aver immediatamente riconosciuto Hunter e di aver deciso di consegnare il laptop all’Fbi solo dopo averlo scoperto, perché temeva per la sua incolumità.
A Giuliani avrebbe invece passato i dati perché indignato dal fatto che durante il processo d’impeachment di Trump il computer di Hunter non è mai stato menzionato. L’hard disk conterrebbe email, foto e video compromettenti del giovane Biden, immagini caricate anche su un sito cinese fondato dall’ex capo stratega di Trump, Steve Bannon e dal miliardario cinese Guo Wengui.
Stando al Nyp, proprio una delle email sarebbe la prova della “corruzione” della famiglia Biden: un consigliere di Burisma, Vadym Pozharsky, ringrazia Hunter per avergli dato l’opportunità di incontrare il vice presidente degli Stati Uniti.
Nel 2016, il ritrovamento a pochi giorni delle elezioni delle email di Hillary Clinton sul computer dell’ex deputato Anthony Weiner, marito della sua consigliera Huma Abedin, poi condannato per reati sessuali, contribuì a portare “The Donald” alla Casa Bianca.
Trump non riconosce la vittori di Joe
“Tutta la storia non è che una ripetizione, una campagna plagia l’altra”, per dirla parafrasando Victor Hugo. Trump non ammette la sconfitta e continua a presentare ricorsi, soprattutto contro il voto per posta. Fino ad ora ha messo in fila solo sconfitte legali ma non demorde, anche solo per delegittimare la vittoria del rivale e magari ritentare la corsa nel 2024. Ora si è unito alla causa guidata dal Texas e spera di arrivare alla Corte Suprema per ribaltare il verdetto dell’urna. Il Russiagate lo ha inseguito per quasi tutto il suo mandato.
È stato messo sotto impeachment dalla Camera dei Rappresentanti per le pressioni sull’Ucraina affinché indagasse sugli affari dei Biden. Ora c’è la famiglia di Biden nel mirino della Giustizia. “Nella vita tutto si ripete: eternamente giovane è solo la fantasia”, diceva Friedrich Schiller e chissà se i repubblicani in Congresso non stiano fantasticando sull’impeachment di Biden.
Vedi: America2020: Hunter Biden, il cacciatore è preda (di Trump)
Fonte: estero agi