AGI – Lunedì l’Antitrust Ue ha dato il via libera al passaggio di proprietà degli studios cinematografici Metro Goldwyn Mayer ad Amazon per 8,45 miliardi di dollari. L’offerta risale al maggio dello scorso anno, ma solo lunedì l’autorità garante della concorrenza e del mercato ha sbloccato l’ultimo passaggio di un’operazione che potrebbe, potenzialmente, cambiare i connotati all’industria cinematografica mondiale e che, come sottoscrive l’autorità in materia, rappresentava l’ultimo checkpoint prima della conclusione delle trattative,
“Non porrebbe alcun problema di concorrenza nello spazio economico europeo, con particolare riferimento ai mercati per la produzione e la fornitura di contenuti audiovisivi”. Jeff Bezos dunque rinforza e non di poco il proprio roster di titoli per la sua piattaforma Amazon Prime Video con 4.100 titoli, più di 10.400 episodi di serie televisive e ben 208 premi Oscar all’attivo.
Ma quella di Amazon non è solo una corsa all’ultimo stream, l’azienda infatti garantisce che la priorità è garantire nuova linfa vitale a una delle più antiche compagnie della storia del mondo del cinema, un intervento non solo necessario ma anche ampiamente condiviso, era il 2020 infatti quando gli studios MGM si affidarono alle banche d’affari Morgan Stanley e LionTree Advisors per sondare il terreno e trovare degli acquirenti.
Tutto fatto dunque, Leo the Lion, lo storico leone (in realtà ne furono addestrati sei che si avvicendarono nel tempo) che anticipava l’inizio di capolavori come le saghe di James Bond e Il signore degli anelli, continuerà a ruggire. Così come, evidentemente, le quotazioni di Amazon Prime Video, una delle tre grandi sorelle che dominano il mercato delle piattaforme streaming.
Forse la più piccola tra le sorelle, potendo vantare circa “solo” 150 milioni di potenziali abbonati, contro i 200 di Netflix e i 100 di Disney+, che però sono certificati; la piattaforma Amazon infatti fa parte del pacchetto Prime, ovvero un upgrade nell’utilizzo degli acquisti online. In pratica Netflix e Disney+ operano su un singolo mercato, per quanto riguarda Amazon Prime invece non è detto che quei 150 milioni di abbonati usufruiscano della piattaforma per i contenuti video.
Mike Hopkins, vicepresidente di Prime Video e Amazon Studios, ha commentato: “Il vero valore di questo accordo è il tesoro del catalogo che immaginiamo di ricreare e sviluppare con il talentuoso team di Mgm”, una dichiarazione che chiarisce, a tavolino e da lontano, è ovvio, una serie di aspetti dietro questa operazione, che unisce puntini dietro ai quali molti addetti ai lavori ma molti più semplici appassionati di cinema stanno dietro.
Bezos al costo di 8,45 miliardi di dollari non ha comprato solo un catalogo, un pezzo di storia del cinema, ma la possibilità di, appunto, “svilupparlo”. Alla luce di tutto ciò si può spiegare l’operazione “Il Signore degli Anelli: gli anelli del potere”, la più costosa produzione della storia delle serie tv, ben 450 milioni di dollari, che debutterà il prossimo 2 settembre e il cui teaser è stato presentato in anteprima mondiale durante l’ultimo Super Bowl.
Come suggerisce il titolo, si tratta di un ulteriore prodotto relativo all’universo narrativo di J. R. R. Tolkien ma, hype e dettagli di trama a parte, potrebbe essere un’indicazione precisa su come gli Amazon Studios potrebbero mettere mano ai lavori che erano di proprietà della MGM, titoli storici come “Ben Hur”, “Via col vento”, “Il Mago di Oz”, “Cantando sotto la pioggia”, “Il dottor Živago”, “Quella sporca dozzina”, “2001: Odissea nello spazio”, fino ai più recenti “Rocky”, “Thelma & Louise”, “Quattro matrimoni e un funerale” e “La maschera di ferro”.
Ma non solo, è inimmaginabile quanti nuovi utenti potrà portare, da sola, la messa in onda de “Il Signore degli Anelli: gli anelli del potere”, in quanto poco tempo, con una singola mossa, Jeff Bezos possa trascinare dalla sua parte quei circa 50 milioni di utenti di differenza dalle altre due principali piattaforme. E se la stessa operazione verrà pensata per altri prodotti come James Bond o Rocky? A quel punto Netflix e Disney+ potrebbero davvero sventolare bandiera bianca.
Source: agi