Allarme Unesco, Venezia “patrimonio in pericolo”


La Serenissima, una delle punte di diamante del turismo italiano, tra le città più visitate e amate al mondo, patrimonio mondiale dell’Unesco dal 1987, è in pericolo e rischia “danni irreversibili”.
L’allarme, lanciato dall’Unesco, l’agenzia per la cultura delle Nazioni Unite, si traduce in un appello al governo italiano: faccia di più e più sforzi perché la città rischia un degrado irreversibile.
A mettere a repentaglio la sopravvivenza della Laguna sono una serie di problemi ben noti: l’innalzamento del livello del mare, i flussi turistici incontrollati, l’intenso traffico marittimo, nonostante i divieti per le navi da crociera più imponenti, infine la prevista costruzione di grattacieli alla periferia della città che avranno un impatto negativo sul profilo dell’orizzonte.
E così da Parigi, quartier generale dell’Unesco, è arrivata la raccomandazione d’inserire la città lagunare nella lista del patrimonio mondiale in pericolo, insieme alla richiesta, rivolta alle autorità italiane, di “aumentare gli sforzi per proteggerla”.
Secondo l’agenzia per la cultura dell’Onu, infatti, finora sono state adottate misure “insufficienti” per contrastare i danni provocati soprattutto dal turismo di massa e dai cambiamenti climatici; e gli “edifici alti” che “possono avere un impatto visivo negativo significativo” dovrebbero essere costruiti lontano dal centro cittadino.

“Il continuo sviluppo di Venezia, l’impatto del cambiamento climatico e del turismo di massa minacciano di provocare cambiamenti irreversibili all’eccezionale valore universale del bene”, ha osservato il Centro del Patrimonio Mondiale, la sezione dell’Unesco che gestisce le informazioni sulle minacce ai beni del Patrimonio mobilitando l’attenzione internazionale in caso di criticità.
La raccomandazione dovrà essere votata a settembre, dal Comitato del Patrimonio Mondiale dell’Unesco che si riunirà a Riad (Arabia Saudita). Ma il fatto che l’allarme giunga alla vigilia del grande esodo d’agosto impone una riflessione urgente sul futuro di Venezia e sulle sue reali capacità di resistere nel lungo tempo a pressioni climatiche e ambientali straordinarie.
Dopo il disastroso 2019, l’anno nero di Venezia per le maree, quando l’acqua alta toccò livelli record di oltre 180 centimetri provocando centinaia di milioni di euro di danni, fu implementato il Mose, il sistema di protezione che utilizza barriere mobili all’ingresso della laguna. Doveva essere una soluzione miracolosa ma già allora gli esperti del clima avevano predetto che sarebbe stata una rimedio a breve termine.
L’iscrizione di Venezia nella ‘black list’ dei Patrimoni dell’umanità in pericolo, dovrebbe portare – è l’auspicio dell’Unesco- “a un maggiore impegno e una maggiore mobilitazione di attori locali, nazionali e internazionali”.
“Nel 2021 avevamo già raccomandato l’iscrizione nella lista dei Patrimoni in pericolo. Senza attendere, le autorità italiane avevano annunciato il divieto di accesso alla laguna per le navi da crociera più grandi, e ci avevano detto che per il resto avrebbero seguito le misure” prescritte dall’Unesco, ha raccontato un diplomatico delle Nazioni Unite. “Ma due anni dopo, anche se sono stati fatti passi in avanti, i progressi sono insufficienti e troppo lenti rispetto al livello di minaccia per il sito”, le misure prese “non vanno con la giusta velocità”. La città è anche una delle più visitate al mondo: nei momenti di massima affluenza vi dormono 100.000 turisti, oltre alle decine di migliaia di visitatori giornalieri; una marea umana che ingolfa ‘calli’ e ‘campielli’ e soffoca i 50mila abitanti rimasti nel centro cittadino, che continua a spopolarsi. “È un turismo di massa, e poco sostenibile, che va a scapito della popolazione. Venezia non deve trasformarsi in un museo a cielo aperto”, ha aggiunto il diplomatico. Le autorità locali parlano da anni di introdurre l’obbligo di prenotazione per i turisti, ma per ora non l’hanno fatto. E Venezia, preziosa come un merletto, rischia di disfarsi. (AGI)

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