Alan Shepard: l’uomo che sfidò il destino


Una vita dedicata al volo. Alan Shepard è stato il primo americano statunitense a volare nello spazio.

Dopo una brillante carriera come pilota di marina e, successivamente, di test , diventa a pieno diritto uno dei primi 7 astronauti della Nasa per il programma MERCURY.

L’obbiettivo principale era di mandare un essere umano in orbita terrestre, dopo le famose batoste inflitte dai sovietici.

Il missile Redstone Pgm-11 é un missile militare, modificato per mettere un carico in orbita. I test sono disastrosi, e non si contano (in realtá si) le esplosioni a terra e in volo, le cose si mettono cosí male che diventa normale il giro di scommesse tra addetti ai lavori ad ogni lancio effettuato.

Ma la pressione politica é enorme, non si puó piú restare cosí indietro rispetto al nemico sovietico, i limiti di sicurezza sono ampiamente rivisti e collocati a livelli che sarebbero assolutamente inaccettabili al giorno d’oggi. Ma tanto é, questi (magnifici) primi 7 sono abituati al rischio e mettono sul piatto le loro vite (non é retorica) in nome della corsa allo spazio.

5 maggio 1961

Alan Shepard, stipato dentro una angusta capsula, chiamata Freedom 7, é il primo americano statunitense ad effettuare un volo sub-orbitale, arrivando a 186 km di quota.
Emblematiche le sue parole poco prima del lancio, traspare il nervosismo, un po’ di goliardia e, forse, anche un po’ di paura.

«PLEASE, DEAR GOD, DON’T LET ME FUCK UP.»

«PER FAVORE, BUON DIO, FA’ CHE IO NON MANDI TUTTO A PUTTANE.»

Finalmente in (sub) orbita

La missione é un successo, Shepard compie il primo volo sub-orbitale di un americano statunitense, e sará accolto a terra come un eroe.

La malattia e la quasi-fine della carriera

Pochi anni dopo, é designato per una missione GEMINI, in cui volerá insieme a Frank Borman, peró il destino ci si mette di mezzo, nel 1964 gli viene diagnosticata la “sindrome di Meniere” , malattia che affetta il senso dell’equilibrio e provoca disorientamento, oltre ad altri disturbi incompatibili con il volo, la carriera di Alan Shepard é finita…

Dallo spazio a una scrivania, e poi sulla Luna

Per 5 anni si dedica agli altri astronauti, pianificandone le missioni e addestramento, fino a che, nel 1969, grazie ad una rivoluzionaria operazione chirurgica, riesce a guarire completamente.

Comandante di Apollo 14

A 47 anni, il piú anziano degli astronauti del programma, diventa comandante della missione Apollo 14, la terza ad allunare dopo l’incidente di Apollo 13, (di cui doveva essere comandante ma ne richiese dispensa per potersi preparare meglio).

Il volo non é per niente facile, Shepard e l’equipaggio devono districarsi tra una miriade di problemi, 6 tentativi frustrati prima di riuscire a tirare fuori il LM dalla sua stiva dopo la manovra di inserzione lunare.

Problemi con il computer durante la discesa, problemi con una specie di carrello manuale, con cui dovevano trasportare strumenti e rocce, ma che continua a sprofondare nella polvere lunare, problemi con l’orientamento.

Shepard e Mitchell (pilota del LM) riescono pure a perdersi, sulla luna i riferimenti sono quasi nulli, per alcuni minuti non sanno dove si trova il LM, dovettero rifare il percorso all’indietro, seguendo le proprie impronte al contrario.

Shepard realizza anche un record curioso. Di nascosto porta sulla Luna due palline da golf e una mazza modificata, e prima di rientrare sul Lm fa due tiri, riuscendo a raggiungere oltre 100 metri di distanza, sono famose le sue parole:

“Miles and miles and miles” – traducibili in “per miglia e miglia”.

Ritorno sulla Terra

Il rientro avvenne senza intoppi, Shepard terminerá la sua carriera come capo ufficio degli astronauti.

Ritiratosi nel 1974, Shepard morirá di Leucemia il 28 di Luglio 1998, all’etá di 74 anni e, curiosamente, sua moglie Louise, con cui passó 53 anni insieme, lo seguirá 5 settimane dopo.

Le loro ceneri verranno sparse da un elicottero militare sul mare davanti alla lora casa a Pebble Beach.
Una storia straordinaria, quella di un uomo e il suo carattere eccezionale.

“Volevo solo essere il primo a volare per l’America, non perché sarei finito nelle pagine dei libri di storia.”

 

Fonte: Passione Astronautica