Agromafie: l’interesse della ‘ndrangheta si allarga all’intera catena alimentar


Approfittando della decennale crisi economica in Italia, la mafia ha comprato terreni a prezzo stracciato, bestiame, mercati e ristoranti, e li ha usati anche per riciclare il denaro sporco in uno dei settori di spicco e maggiormente trainanti del Paese. L’inchiesta “White Collar” e la denuncia di Confedercontribuenti Toscana.  Urge l’intervento della ministra Cartabia e della Commissione Antimafia

di Ettore Minniti

Droga, estorsioni, sale scommesse sempre al centro delle attività delle consorterie mafiose. Oggi, però, la criminalità organizzata ritiene che i sussidi all’agricoltura sono diventati una fonte di reddito alla quale non si può rinunciare. 

Il suo interesse nel settore agroalimentare si è allargato all’intera catena alimentare. 

Approfittando della decennale crisi economica in Italia, la mafia ha comprato terreni a prezzo stracciato, bestiame, mercati e ristoranti, e li ha usati anche per riciclare il denaro sporco in uno dei settori di spicco e maggiormente trainanti del Paese.

Il cosiddetto business delle agromafie, afferma l’Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare, ha un giro d’affari quasi doppio rispetto ai 12,5 miliardi di euro del 2011, essendo arrivato a superare i 22 miliardi di euro nel 2018 (e crescendo a una media del 10 per cento l’anno). La mafia ha messo radici profonde in tutto il settore agroalimentare.  

In questo ambito la fa da padrone la ‘ndrangheta calabrese che investe sistematicamente nell’agricoltura, come dimostra l’operazione “White Collar” nel Cosentino.

L’inchiesta “White Collar” ha visto coinvolti a vario titolo, professionisti, commercialisti, avvocati, dipendenti pubblici, imprenditori, operanti nell’area della Sibaritide e del Pollino. 

L’operazione, dell’anno scorso, e condotta dalla Guardia di Finanza del Gruppo di Sibari, aveva disarticolato un cartello di professionisti e dipendenti dediti a truccare alcune aste giudiziarie del Tribunale di Castrovillari. Nell’inchiesta erano finiti anche alcuni dipendenti dello stesso Tribunale. Il lavoro dei finanzieri aveva consentito di ricostruire un collaudato sistema che consentiva l’assegnazione dei beni messi all’asta a imprenditori che pagavano somme di denaro in modo riservato a quanti gestivano i complessi meccanismi di aggiudicazione di beni mobili e immobili. 

Il locale ufficio del Giudice di Pace, cui era stato distaccato, era diventato per lui una sorta di agenzia privata dove l’uomo riceveva potenziali clienti interessati all’acquisto di beni immobili ed attività commerciali oggetto di aste giudiziarie al tribunale di Castrovillari.

Il gruppo otteneva informazioni riservate, per esempio il numero e l’entità di offerte eventualmente depositate, da numerosi professionisti compiacenti, delegati dal giudice fallimentare alla gestione ed alla vendita dei beni oggetto delle aste. Questo scambio di informazioni era spesso accompagnato da una contropartita in denaro.

La storia si ripete e lancia l’allarme Adele Scirrotta, imprenditrice olearia, responsabile regionale Toscana di Confedercontribuenti, “Già in altre occasioni ho ben denunciato che in tutta Italia sono 26 mila i terreni nelle mani di soggetti condannati in via definita per reati che riguardano, tra l’altro, l’associazione a delinquere di stampo mafioso e la contraffazione e, in particolare risultano 20/25 i miliardi di euro sprecati per il mancato utilizzo dei beni confiscati”. 

Questi dati non sono da sottovalutare ma occorre con urgenza portare alla luce il fenomeno e far sì che le aziende lavorino sotto tutela.

Il fenomeno si sta allargando a macchia d’olio con le procedure esecutive, fonte primaria per il fiume infinito di riciclaggio di denaro sporco” – continua la Scirrotta. “Il mercato del malaffare sta amplificando questo status grazie ad un sistema che non funziona e ad una magistratura impazzita. Vi sono stati vari casi che avrebbero potuto e dovuto far aprire gli occhi, un caso molto vicino è proprio l’inchiesta avviata e denominata White Collars, che ha portato a numerosi arresti e indagati”

La crisi economica che incombe sugli imprenditori onesti e laboriosi, che amano la legalità e che si ribellano alle mafie, poterà ad un default del sistema e sarà sempre più difficoltoso riuscire ad intervenire. 

La Confedercontribuenti auspica un intervento urgente da parte della ministra Cartabia e dell’intera Commissione Antimafia!