AGRICOLTURA, VIA LIBERA ALLA RIFORMA UE

This image has been resized with Reshade. To find out more visit reshade.com


Tra le novità della Pac (Politica agricola comune) 2023-2027 ci sono gli eco-schemi, una nuova forma di pagamento ad ettaro aggiuntivo a quello di base, relativo alle azioni volontarie messe in campo dall’agricoltore in funzione del clima e dell’ambiente. Multe a chi non rispetta i contratti in agricoltura

di Antonino Gulisano

Le istituzioni europee hanno raggiunto un accordo complessivo sulla riforma della Politica agricola comune.

L’accordo di oggi avvia un vero e proprio cambiamento verso una Pac (politica agricola comune) più verde ed equa: dedicheremo più terreni agricoli alla biodiversità, ricompenseremo gli agricoltori che fanno il possibile per il clima e la natura e più fondi affluiranno alle piccole aziende agricole. Non è perfetto, ma è comunque un grande passo nella giusta direzione.

Tra le novità della Pac 2023-2027 ci sono gli eco-schemi, una nuova forma di pagamento ad ettaro aggiuntivo a quello di base, relativo alle azioni volontarie messe in campo dall’agricoltore in funzione del clima e dell’ambiente. Il pagamento riguarderà tutta la superficie aziendale, e quindi non solo gli ettari ammissibili, coperta dall’eco-schema. Per ottenere il bonus occorrerà attuare azioni che riguardino almeno due delle seguenti aree di azione: clima, ambiente, benessere degli animali, resistenza antimicrobica.

I punti chiave

  • Agricoltura e rispetto dell’ambiente.

  • Il pilastro sociale: multe a chi non rispetta i contratti in agricoltura.

La dote per l’Italia, in base all’accordo, vale circa 34 miliardi fino al 2027, che possono arrivare a quasi 50 miliardi considerando il cofinanziamento nazionale dei fondi destinati allo sviluppo rurale. Rispetto alla passata programmazione c’è un taglio di 6,2 miliardi. Per l’Italia quindi una sforbiciata del 15% in termini reali, più pesante rispetto al taglio medio che nella Ue è stato del 10 per cento.

Più compiti con meno risorse. Potrebbe essere questa la brutale sintesi da trarre riguardo alla complessa riforma della Politica agricola comune 2023-2027, sulla quale è arrivato lunedì il via libera formale dei ministri europei dopo l’accordo politico con l’Europarlamento di venerdì scorso.

Nell’attuazione degli eco schemi, per i primi due anni del nuovo sistema – vale a dire nel 2023 e 2024 – la percentuale potrà scendere di cinque punti (dal previsto 25%), ma sono stati fissati criteri rigidi per l’utilizzo a livello nazionale delle somme non richieste dagli agricoltori. Il 15% del plafond complessivo potrà essere destinato al sostegno di singole produzioni con pagamenti “accoppiati”, legati cioè alle quantità effettivamente prodotte.

Gli Stati membri, inoltre, dovranno varare un pagamento redistributivo a favore delle aziende di minore dimensione, per un ammontare pari almeno al 10% della dotazione complessiva per gli aiuti diretti.

Il pilastro sociale: multe a chi non rispetta i contratti in agricoltura

Altra importante novità riguarda l’inserimento di un “terzo pilastro” (accanto ad aiuti diretti e sviluppo rurale) dedicato alla condizionalità sociale della Pac con vincoli ai finanziamenti per le aziende. La condizionalità sociale entrerà in vigore nel 2025, ma gli Stati membri hanno la facoltà di anticipare di due anni l’avvio. In sostanza, saranno multate le imprese che non rispettano i contratti e alcune normative europee sul lavoro.

La nuova architettura verde della Pac

Il contributo della Politica agricola comune agli obiettivi ambientali e climatici dell’Unione si articolerà in una serie di strumenti, a partire dall’allineamento all’European Green Deal, alla legislazione che ne deriva e alle strategie Farm to Fork e Biodiversità al 2030, che dovrà essere verificato dalla Commissione al momento della valutazione dei Piani nazionali della PAC.

L’accordo prevede inoltre una condizionalità ambientale rafforzata, con requisiti minimi più ambiziosi per i beneficiari della PAC, tra cui il vincolo a dedicare, in ogni azienda agricola, almeno il 3% dei seminativi alla biodiversità e agli elementi non produttivi, con la possibilità di ricevere un sostegno tramite gli eco schemi per raggiungere il 7%.

L’accordo tra PE (parlamento europeo) e Consiglio ha anche definito il livello minimo obbligatorio di convergenza interna per i pagamenti diretti e previsto una maggiore redistribuzione dei pagamenti diretti. Gli Stati membri dovranno infatti redistribuire obbligatoriamente almeno il 10% degli aiuti per il sostegno al reddito degli agricoltori alle imprese di piccole e medie dimensioni e descrivere nei rispettivi Piani strategici come intendono raggiungere l’obiettivo.

I 27 potranno infatti utilizzare un pagamento redistributivo in aggiunta al pagamento di base o ridurre progressivamente l’importo annuale superata la soglia di 60mila euro, fissando il massimale a 100 mila euro. In questo secondo caso, però, i paesi UE potranno permettere alle imprese agricole di detrarre il 50% del costo dei salari collegati all’attività agricola dal totale prima che venga operata la riduzione.

Target vincolante anche per il ricambio generazionale in agricoltura: i 27 dovranno destinare almeno il 3% del budget della PAC a misure in favore dei giovani agricoltori, in forma di sostegno al reddito, aiuti per il primo insediamento e sostegno agli investimenti.

Sul fronte OCM, (organizzazione comune del mercato) la nuova PAC (politica agricola comune) mantiene un orientamento globale al mercato, promuovendo la crescita delle aziende agricole nel mercato interno e nei paesi terzi e ampliando le possibilità per gli agricoltori di unire le forze, anche mediante alcune eccezioni al diritto della concorrenza.

Prevista una nuova riserva agricola per finanziare l’attivazione di misure di mercato in tempi di crisi, con un budget annuale di almeno 450 milioni di euro.

In conclusione i punti qualificanti della nuova Pac 2020- 2027 sono: la condizionalità sociale, gli interventi relativi alla transizione ecologica del sistema agroalimentare europeo e il maggiore sostegno finanziario agli strumenti di gestione del rischio, con la possibilità di utilizzare a questo scopo fino al 3% dei pagamenti diretti e dei fondi per lo sviluppo rurale.