Agricoltori: Giansanti (Confagricoltura), furia ideologica in Ue


Roma, 12 feb.

Nell’Ue “purtroppo, è prevalso un certo furore ideologico, non siamo mai riusciti ad avere un dialogo con la Commissione, tutto ci è sempre stato imposto dall’alto senza tener conto delle conseguenze pratiche sulla nostra attività, a volte anche con ricatto”: a denunciarlo è il
presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, in una intervista al Corriere della Sera. La richiesta al governo è “un piano strategico per l’agricoltura, ma lo abbiamo chiesto ben prima di questo governo. Purtroppo, si continuano ad affrontare le emergenze senza una visione di lungo periodo. Invece, abbiamo bisogno di un piano pluriennale, altrimenti continueremo a essere esposti agli eventi”, ha osservato.
“L’Europa è sempre stata e sarà la mamma degli agricoltori, rimaniamo europeisti convinti”, ha assicurato il numero uno di Confagricoltura, “ma oggi gli incentivi sono la metà di quelli di 20 anni fa, quando nell’Ue eravamo in 15. La capacità competitiva dell’agricoltore italiano ed europeo è stata fortemente ridimensionata. A questo si aggiungono norme produttive proibite da noi e ammesse in altri Paesi del mondo, costi e regole del lavoro non equiparabili, crisi degli accordi multilaterali, aumento del costo del denaro. Le aziende agricole non ce la fanno più”.
“Von der Leyen tardivamente ha annunciato alcune misure, ma manca una visione strategica”, ha sottolineato Giansanti, “ci sono fattori esterni, come la pandemia e la guerra in Ucraina. Basti pensare all’abolizione dei dazi sui prodotti di Kiev, che ha spiazzato molte produzioni: in Italia, per esempio il prezzo del seme di girasole è crollato. Poi c’è stata una riforma della Pac, che non ha tenuto conto di quanto è accaduto. Il risultato è che oggi la Pac destina solo il 15% delle sue risorse agli aiuti al mercato”.