“Per le partite Iva la parte di fondo perduto dovrebbe essere aumentata a 700-800 euro”. Lo ha detto il viceministro dello Sviluppo economico Stefano Buffagni a ‘Notizie Oggi’ su Canale Italia 83. “Si stanno cercando le risorse ad hoc” in modo da destinarle “a quelli meno ricchi”. “Chi ha una dichiarazione dei redditi molto alta non credo che ne abbia totalmente bisogno nel breve”.
“È come un’economia di guerra con un nemico invisibile che dobbiamo evitare di far ricrescere” sottolinea ancora Buffagni. “Perché se gestiamo male la fase 2 rischiamo di cadere di nuovo in una seconda fase del virus che farebbe dei danni economici incalcolabili oltre a ulteriori morti”.
Il pressing delle partite Iva
“Aprile sta terminando ed il Governo non ha ancora varato il bonus per le partite iva. Resta solo l’annuncio di volerlo aumentarlo ad 800 euro, ma ad oggi commercianti, artigiani e piccoli imprenditori rischiano, davvero, di non mettere il piatto a tavola”. Lo dichiara, in una nota, il presidente nazionale della Fapi (Federazione autonoma piccole imprese), Gino Sciotto.
“Tante imprese – spiega Sciotto – non riapriranno più dopo il lookdown, e di questo il Governo ne deve tenere conto varando al più presto delle misure di sostegno per la platea delle partite iva che resteranno fuori dal mercato del lavoro”.
“Per questi nuovi disoccupati – aggiunge – se fosse destinato il reddito di cittadinanza, sarebbe un insulto alla loro dignità, in quanto si tratta di piccoli imprenditori che hanno sempre lavorato e pagato le tasse che, in questo momento, sono costretti a chiudere definitivamente le loro attivita’ per assenza di risorse economiche, dopo aver già abbassato la saracinesca per l’emergenza Covid-19”.
“Per questo, – conclude Sciotto – per tutti coloro che hanno la forza per affrontare una nuova fase di startup, è necessario garantire liquidità per la ripartenza, sburocratizzando le procedure bancarie e sospendendo il pagamento dei tributi e contributi almeno fino a fine anno”.
Vedi: "Agli autonomi 700-800 euro", dice Buffagni
Fonte: economia agi